di Isabella di Soragna
Sono cosciente, esisto…ma solo se lo “ penso “, se “lo so ”. Il pensiero crea, definisce, inquadra una certezza, quella di esistere. Ma…se non c’è pensiero, esisto o no? (Prima dei due anni il bambino non ha la sensazione dello spazio e del tempo, non sa di esistere perché non lo “pensa”)
Se elimino pensiero, associazioni, etichette, memorie… esisto? non esisto? o nessuno dei due? Al risveglio la mattina, vi è per primo una sensazione di “esserci” (che è il primo concetto anche se vago), poi i pensieri appaiono a profusione dopo la prima auto-convinzione-definizione che ‘’esisto’’… come pesci che guizzano e poi scompaiono, come farfalle o moscerini che – grazie alla memoria – continuano a farmi immaginare e a convincermi che ‘’sono un corpo e una mente”, mentre invece fanno parte del film che mi sono inventato, subito dopo l’apparizione del primo pensiero che ricopre o nasconde all’istante questo ‘’non-so-che-non-so’’ in cui poi mi ri-immergo addormentandomi. Tutto o.k. ma perché prendersi per quello che non siamo? In realtà continuo a dormire anche… al risveglio, ma non lo realizzo!
Anche se i neo-advaitin ti ripetono fino alla nausea che “non sei l’agente’’ e vi è solo l’emozione di tristezza, paura o collera ecc. è ancora il più gran tranello mentale! CHI OSSERVA L’EMOZIONE? CHI REAGISCE PUR NASCONDENDOLO? È IL PRIMO PENSIERO: ‘’IO” (ben camuffato ma ben reattivo!). Anche l’affermare “non c’è un io che reagisca’’ è un’ipocrisia tipicamente mentale. Per smantellare totalmente l’ego ci vuole un agguerrito Sherlock Holmes della Realtà! Si può solo “vivere” ogni istante l’Assoluto (che già siamo), non saperlo o immaginarlo attraverso una camuffamento di “realizzazione”.
Il pensiero quindi è “tempo”. Non si può ”pensare”, se non vi è… continua la lettura su riflessioni.it