-Non vi è né creazione, né distruzione, né libero arbitrio, né via, né traguardo, ecco la verità finale.-
Ramana Maharshi
Detto questo, sentiamo che siamo coscienti, ma che cos’è in fondo la coscienza e come si comporta? Analizzandone i contenuti, si arriva a determinate conclusioni per mostrarne i vari aspetti ed infine scioglierli nella comprensione della sua irrealtà.
-Prima vedilo, poi togli il falso soltanto, e ci sei.– ripeteva Nisargadatta.
Prendo lo spunto da un testo di Ken Wilber, noto psicologo, in cui vede i diversi atteggiamenti che portano l’individuo a sottovalutare le dinamiche inconsce, appunto, della coscienza umana. Vedendole con chiarezza e decisione, si potrà oltrepassare la soglia della mente che tutto cerca di controllare!
In un esperimento fatto da un noto psicologo, un paziente fu messo in uno stato di profonda ipnosi e gli fu detto che a un certo segnale, doveva prendere un ombrello vicino alla porta, aprirlo e metterlo sopra la sua testa. Al segnale dato, il paziente eseguì quanto chiesto. Alla domanda del perché aveva fatto quell’azione, rispose che voleva vedere se funzionava bene o qualcosa di simile. Di fatto… non ne sapeva nulla! La ragione per aver preso o aperto l’ombrello, era totalmente inconscio e mosso da forze ignote alla sua mente.
Freud basò il suo sistema psicanalitico su questa intuizione: l’uomo ha motivazioni e bisogni dei quali è incosciente. Dato che non ne è cosciente, non può agire su di essi con sua totale soddisfazione.
‘L’uomo non sa quel che vuole’ e i suoi veri desideri sono inconsapevoli e quindi non può essere veramente soddisfatto. Ma quali sono i veri bisogni? Forse vita e morte? Il fatto verificabile è solo che l’uomo non è in comunicazione con alcuni aspetti del suo sé. Questi aspetti li possiamo chiamare OMBRA.
Possiamo esplorare questa parte in ombra per ricontattarla e riprendere le parti occultate del suo sé, riunire alla ‘persona’ o ego quanto messo da parte. Vi sono state una quantità di ’scuole terapeutiche’, ma la più valida è quella usata per poter contattare e dar luce all’OMBRA per riunificare l’individuo.
Più si è cercato di controllarla, travisarla o seppellirla, più si generavano problemi psichici e malattie, a livello di ‘ombra’. Quindi l’uomo è divorziato da intere parti della sua psiche: il suo ambiente, il corpo e la mente, diventano perfino estranei e minacciosi dopo questa repressione e conseguente ‘proiezione’ fuori di sé.
Per prima cosa, com’è stata generata? Queste sfaccettature originarie dell’ego, ora sono proiettate come estranee, aliene: potenziale spesso positivo, energetico e nobile, ma anche perverso e demoniaco.
Purtroppo si continua a considerarlo come non nostro, lo vediamo apparire in altre persone, poiché abbiamo totalmente dimenticato la loro origine in noi stessi. Qui si avvera l’effetto boomerang che ricade su di noi, quindi si proiettano non solo emozioni positive, interessi, gioia di agire ecc., ma anche quelle negative, collera rifiutata, odio ecc.
Esempio: invece di sentire la collera, il rifiuto e l’odio, sentiamo che il mondo o ‘altri’ sono arrabbiati con noi o ci odiano. Ci facciamo così spaventare dalle nostre proprie ombre. Lo stesso per le qualità positive che ammiriamo in qualcuno che diventa così un nostro superiore, mentre la persona si considera senza alcun valore in confronto. Ecco anche l’amore romantico: ci innamoriamo con gli aspetti proiettati del proprio sé.
Per i lati negativi, ecco la caccia alle streghe, il diavolo o i comunisti… sotto il proprio letto… e noi poveri ’buoni’ che dobbiamo ‘subirli’ !
Freud puntualizzava che tutto quanto uno neghi violentemente è il segno delle ‘proiezioni’: altrimenti, senza negarlo, non lo proietteremmo!
Sono solo pezzi di autobiografia: ’ascolta’ cosa dice con passione X o Y su quanto ha negato in sé (buono o cattivo) e vedrai la verità.
Se quindi si dimenticano queste parti della psiche, ecco che la nostra autobiografia si ‘riflette fuori’. Un connubio tra me e… me.
Una persona entusiasta di natura, ma che non accoglie questo aspetto, si sentirà oppressa e spinta dall’esterno e non lo sopporterà, finché non rivendichi che è il proprio entusiasmo dimenticato.
L’atmosfera morale e cristiana ci chiede di dominare ogni impulso negativo – ma invece anche il Cristo consigliava di non resistere, ma di amare qualsiasi cosa.
Succede che non ammettendo questi aspetti in noi, anche se deboli, li’ spingiamo fuori’ da noi e così appaiono nell’ambiente esterno. Se ci scandalizziamo fortemente su quanto succede nel mondo, accade perché abbiamo bloccato anche deboli segnali di quello che consideriamo non nobile o immorale. L’odio e l’aggressività diventano talmente violenti là ’fuori’, solo se le separiamo dalle nostre qualità positive di accettazione e amore. Si crea un boomerang in cui partiamo in battaglia o crociata contro i ’cattivi’ nel mondo ’là fuori’, invece di indagare da dove hanno origine per controbilanciare le nostre qualità costruttive, positive. Per assomigliare al Cristo dobbiamo far amicizia col diavolo! La gente odia le tendenze negative proprie, come il bambino non ama l’oscurità della notte. Come faremmo a riconoscere la luce se non ci fosse il buio? Cercando di eliminare le nostre tendenze negative, quelle ci tornano indietro, come depressione, angosce e simili emozioni. L’odio aumenta l’odio e l’opposizione aumenta ciò a cui ci si vuole opporre. Se non si è più in contatto anche di un briciolo di odio verso situazioni esterne, questo si moltiplica e diventa la sensazione di ‘essere odiati dal mondo ’ (o persone).
L’aggressività sana è utile per non ingoiare ciò che può farci male, ma se la sopprimiamo può diventare un atto violento anti-sociale.
Come bloccare una pentola chiusa che bolle? Si rischia l’esplosione!
Il risultato è che sperimentiamo la paura, poiché ‘il mondo sembra attaccarci’!
Non sentiamo più l’aggressività (naturale, energetica), perché proiettata, è diventata PAURA!
Lo stesso per qualità positive che vediamo in altri e poi si scopre che sono stati dimenticate in noi.
Aggressività non vista, proiettata = paura. Collera proiettata = depressione.
Si tratta di riprendere la responsabilità delle proiezioni:
-’Il mondo mi rifiuta!’= ‘Io sto rifiutando ora questo dannato mondo’!
’Mia madre ha bisogno di me!’ = ‘Ho paura di restare solo!’-
Il problema non è sottrarsi al sintomo, ma di sperimentarlo in pieno, ingrandirlo anche: questo atto cosciente, ce ne libera.
Ecco il vero contatto con l’OMBRA.
Come liberarsi quindi da un sintomo doloroso psichico o fisico? Il fatto è che credo di non esserne l’autore. È come dire come posso smettere di pizzicarmi fino a sanguinare? Combattere un sintomo, in ogni maniera, significa aumentarlo, sperando intensamente di liberarsene. Significa mantenerlo, trattenerlo.
Mi sento offeso, ferito da X o Y? Significa ‘vorrei ferire offendere X o Y’. Si tratta di riprendersi la responsabilità. In definitiva cio`che ci disturba o affligge (emozioni ecc.) e che vediamo in ‘altri’, più sono forti e più la proiezione è intensa.
Alla fine il nostro più vecchio e peggior nemico, diventa ciò che non abbiamo mai visto in noi e diventa alla fine un…amico e un insegnante imprevisto!
La coscienza è unica, ma ci identifichiamo con un suo pezzetto e la maneggiamo come una pasta da modellare. Quando riusciamo-come detto – a riunificarla, ritirando proiezioni e dimenticanze, essa si espanderà senza limiti, finché anch’essa sparirà nell’Assoluto che sempre siamo.