L’atteggiamento umano abituale è di considerare automaticamente che:
– sono un corpo-mente
– quello che osservo è ‘fuori’ da me (mondo ecc.)
– decido sempre quello che voglio fare
Questa è ingenuità e indottrinamento dalla nascita. La divisione, la dualità è imperante, finché non si scopre che non è reale. Quello che si crede inventare o decidere è già ‘iniettato’ nel momento della nascita e lo si vede chiaro nell’’ologramma astrale di quell’evento.
Inconsapevolmente poi si ‘va contro questo o quello’ e ciò crea ancora più separazione e divergenze e il ‘male’ si rafforza: inutile poi, poiché tutto è già avvenuto in embrione, anche se ‘appare’ successivo, per merito di uno spazio-tempo – inesistente in realtà! E come mettersi a correre guardando un film di eventi dinamici, non serve molto …
Cosa è ‘accaduto’? Da un ‘non-so-che-non-so’, sembrano apparire e riunirsi due cellule (che poi si riveleranno atomi vuoti e irreali) e tempo dopo, una scintilla di una sensazione: ’esisto’. Ecco avvenire l’imbroglio di un ‘IO’, un pronome a cui si dà forza e consistenza, ecco la divisione che crea la paura! che diventa la padrona indiscussa, anche se ben nascosta a volte. Questo crea poi il bisogno di protezione o di combattimento, ma è sempre frutto di questo equivoco!
Ecco dunque due cellule riunite, vuote e anonime che si prendono per reale, una ‘mente’ è costruita a poco a poco, i pensieri incollano tutto per bene. Ma…
Se non penso… esisto?
Ecco qui sotto tradotte, alcune frasi-chiave del sat-guru Nisargadatta Maharaj (da ‘Une pluie de grâce’-128 méditations sur l’Absolu- Les deux océans):
-Le diverse esperienze del mondo esteriore, non rimangono con noi, ma cambiano ogni istante. Le esperienze vanno e vengono , lasciando in noi il vero testimone, intatto e non intaccato. Questo testimone silenzioso di ogni esperienza, è perfetto, onnipresente, e ‘uno senza un secondo’. Essendo non-duale, non ha coscienza di sé, a dire il vero.
In assenza del senso di essere, il Sé non fa esperienza degli stati della vita come la veglia o il sogno. Senza gli stati di veglia, di sogno e di sonno profondo, Paramatman era felice, ma il suo senso di essere o la coscienza dell’Io’, era assente. In assenza del corpo-spirito, non vi era nessuna attività causata dalle modificazioni mentali.
Il guru dice che siamo immortali. Infatti siamo al di là della nascita e della morte, ma la nostra mortalità esiste, poiché accettiamo un corpo con un nome e una forma, come nostra vera natura. Solo quando l’insegnamento del guru vi impregna come vostra esperienza innegabile, allora il vero risveglio potrà aver luogo – ossia che siete, in realtà, immortali.
Allora saprete come quest’esperienza del mondo possa convergere in voi – voi che siete il Conoscitore della Coscienza.