NON VI SI SCOPRE Né SAPERE Né SAGGEZZA. DI FATTO NON C’è NESSUNO.
La ‘località o luogo’ denominato U.G, parla a chi vuole udire. Egli risponde con sicurezza a tutte le domande che si voglia porgli. Cosa ne resta? Un ammasso di contraddizioni. Cosa dobbiamo concluderne?
U.G. non si dà mai la pena di stabilire un contesto, o di dare una prospettiva o dei punti di riferimento. Si accontenta di enunciare delle affermazioni, nella maniera più diretta, più immediata e anche la più provocante possibile. Alla larga dalle sfumature e dalle sottigliezze!
Ha forse una ragione nascosta per agire in quella maniera? Vi è forse una strategia per svegliarci dal nostro sonno dogmatico? Secondo me U.G. non ha un secondo fine nascosto. Semplicemente non ha nessuna ragione personale di agire diversamente da quanto fa. Egli si esprime e basta.
Quello che dice U.G. è vero e allo stesso tempo è un’espressione del suo condizionamento individuale e storico. Parla l’inglese con accento indiano, è pigro e allo stesso tempo trabocca di energia e talvolta di aggressività. Può essere dolcissimo, ma ha il cuore di un macellaio-come lo definì a suo tempo, sua nonna; il suo linguaggio può essere molto preciso, ma a volte dice qualunque cosa nei momenti di pausa, come:- I ‘grandi responsabili dei mali umani’ sono Gesù, Marx, Freud e Einstein, tutti provenienti dalla stessa… tribù, che piaccia a loro o a noi o no. (D’altro canto la provocazione è l’arma favorita dei maestri Zen. Dopo tutto perché no? TANTO MEGLIO se G. M. F. E. sono ‘responsabili’ dei mali di questa povera umanità). U.G. è l’espressione e il risultato di un condizionamento totale come tutti quanti. Come tutti è un fatto nella natura, un evento che avviene in un momento preciso e in un luogo preciso. U.G. non c’insegna nulla. Non dà l’impressione di una saggezza o sapere particolare e non pretende certo il contrario. La sua conoscenza del mondo e delle cose viene dai settimanali noti e dalla televisione – bisogna però precisare che ha studiato e praticato la grande tradizione indiana, ma pretende che non gli è servito a nulla. Ripete senza pudore i luoghi comuni che ha raccolto a destra e a manca, i preconcetti e simili che si diffondono in giro e che gli piacciono, o che stimolano il suo spirito di contraddizione. Non ha nessun progetto grandioso di salvare l’umanità o solo di aiutare il prossimo. Lo afferma lui stesso e non vi è alcuna ragione di dubitarne. Si tratta di ammettere che come tutti, il suo comportamento e come appare agli altri, è interamente condizionato dalla sua eredità e le circostanze della sua vita.
U.G. è un caso speciale e straordinariamente interessante, non per quello che ‘è’, ma per quello che ‘non è’. A differenza di altri, non vi è il senso di un IO in quel cosiddetto luogo ’psichico-mentale’, nessuna idea generale di sé stesso. U.G. NON SA CHE EGLI ESISTE. Non vi è in lui la coscienza della propria esistenza, se non a un livello totalmente pratico e superficiale; risponde al suo nome, sa dove si trova, la data o l’ora ecc. Ma non c’è in lui un IO che si sdoppia e si percepisca come entità separata dal resto della realtà. U.G. ‘è’ le sue percezioni, emozioni, ecc. egli non le ha. La differenza tra U.G. e voi, o me – è che quando avvengono dei fatti, questi accadono a voi, o a ME.
Per U.G. essi accadono e basta e tutto si ferma lì.
Il risultato di questa differenza è che U.G: è estremamente vigile e aperto alla realtà, cosa che noi non possiamo nemmeno immaginare. U.G. non è appesantito dal senso di un IO. Funziona liberamente, senza sforzo, l’energia scorre naturalmente, invece di essere sprecata nell’ossessione di sé stessi.
La mosca cocchiera (ego) ha preso il volo ed è sparita.
Non appena emerge il senso dell’Io, egli (l’IO , il me) mantiene una contabilità rigorosa, benché non sempre cosciente o riflettuta, di quanto ’mi succede’. Tutto quello che succede, MI concerne, poiché IO sono l’idea generale di tutto quanto succede, che diventa l’eco in questo luogo qui. Tutto lascia una traccia nella mia psiche. Dunque ‘esisto’ a causa di tutti questi fatti mentali, questi ricordi, questo accumulo di desideri, gioie, sofferenze, tutte queste cianfrusaglie mentali che si perpetuano.
IO sono questi fatti mentali, ma ne emerge un’idea generale di coscienza, come un sottoprodotto del funzionamento mentale, ed ecco ad un tratto, ecco che li ‘provo, li sperimento e li possiedo’, mentre invece non sono NULLA senza di essi.
Non vi è contabilità in U.G. Tutto avviene e passa, senza lasciare traccia in lui, non perché ha una memoria indebolita, ma perché il sottoprodotto dell’attività mentale non si produce in lui. Perché? Non ne so nulla, ma si potrà comprenderlo un giorno, quando si tenterà di capire la psiche umana, SENZA PASSARE dal soggetto pensante.
U.G. esiste come personalità distinta (come tutto nell’universo, è un’ unità psichico-mentale condizionata e programmata), ma non come persona. Egli è programmato dalla sua eredità, le circostanze della sua vita, ecc. ma egli non ha programma. E’ assurdo aspettarsi qualunque cosa da lui: né la conoscenza (non ha nulla a che fare con quanto ci concerne qui), né la liberazione.
La liberazione è precisamente quello che l’ego desidera, ora la liberazione non è nient’altro che la fine dell’ ego, più esso lo desidera e più si rafforza e meno è possibile. U.G. non può donarci la liberazione, poiché siamo già liberi (esistiamo già nel nostro stato naturale, come eventi nella natura e della natura). Siamo già liberi, MA VOGLIAMO SAPERLO, VOGLIAMO FARNE L’ESPERIENZA. Chi dice esperienza o conoscenza, dice idea riflessa e chi dice idea riflessa dice ego: LO STATO NATURALE è PER DEFINIZIONE QUALCOSA CHE NON PUÒ ESSERE CONOSCIUTO, QUALCOSA DI CUI è IMPOSSIBILE FARE L’ESPERIENZA.
U.G. è dunque un ‘liberato’? Non più di voi o di me, e non di meno. Esiste come ‘località’ condizionata, ma non vi è nessuno là per concepire il desiderio di liberazione o la libertà fittizia che dovrebbe avvenire dopo la fine del desiderio, quando il traguardo è raggiunto. U.G. non è né libero né schiavo, poiché egli ‘non-è’. Quanto a noi la nostra esistenza oggettiva non è diversa dalla sua. La nostra intuizione soggettiva dell’IO cosciente di sé stesso, crea i concetti di libertà e di servitù. Si potrà pensare ugualmente che siamo liberi o schiavi. Come U.G. – non siamo né l’uno né l’altro.
Solo eventi naturali.
Tratto dal libro di J. M.Terdjman: ‘La mouche du coche – The useless self’
COMMENTO
Del resto se si osserva effettivamente il processo percezione-mondo, si scopre che sono interconnessi strettamente.
Il mondo appare se l’apparato psicosomatico è in funzione. Solo in seguito ci si mette il cappuccio dell’IO, un pronome che poi si arroga la paternità di ogni situazione, ma è totalmente inesistente.
Ecco che il ’mondo’ si separa dall’apparato psicosomatico, il cappuccio dell’Io si annette un corpo che comincia a sentirsi isolato e a… soffrire: in seguito tenta invano con mille pratiche di ritrovare un’unità (apparentemente) ’perduta’.
In seguito anche queste si dimostrano vuote e irreali, ma il blocco principale rimane l’ IO-ego.
Il merito di U.G. – oltre al fatto di avermi indicato per primo il vero ruolo dell’IO, pronome pseudo-autorevole – è anche questo: di aver scosso le disquisizioni, sull’irrealtà del mondo e della quantità di concetti che spesso aumentano invece di sparire del tutto. Ha riscoperto la ‘fantasia monopolizzante’ di un pronome fittizio che – nonostante i tentativi di sradicarlo – sbuca sotto i concetti più sottili, ma tenaci.
Il mistico naturale vede bene che sono tutte fantasie.