Ecco varie definizioni per illustrare cos’è un Ologramma (dal ‘Libro del Risveglio’ ed. Artegrafica Silva):
(olografia)= metodo fotografico senza lenti nel quale il campo ondulatorio di luce diffusa da un oggetto è registrato su una placca secondo uno schema di interferenza. Quando la registrazione fotografica = l’ologramma – è posta sotto un raggio di luce coerente (laser), lo schema ondulatorio originale sarà rigenerato. Appare allora un’immagine tridimensionale. Se non c’è lente di messa a fuoco, la placca appare come un pattern turbinoso senza significato. Qualunque parte dell’ ologramma ricostruisce l’immagine intera.
Un “modello olografico di coscienza” rende i processi del cervello come la memoria, la percezione e l’immaginazione chiaramente spiegabili. Nella coscienza, una cornice è tutte le cornici. Ogni memoria e ogni pezzetto d’informazione immagazzinata nella nostra mente si muove tra infiniti segni di richiamo, assieme ad ogni altro pezzetto d’informazione, in un “modello creativo di pura e perfetta ambiguità”…
Lo “schermo” di coscienza può essere considerato come una forma organica di una placca olografica che trasforma percezioni tridimensionali e ricostruisce immagini con ugual facilità…
Keith Floyd
Il sistema nervoso è organizzato (si organizza da sé) così da computare una realtà stabile… Se dovessimo all’improvviso scoprire che la massa dell’intero spazio-tempo dell’universo è finemente tenuta in equilibrio nelle nostri menti, potremmo probabilmente diventar pazzi.
Michael Talbot
La coscienza è un singolare, il plurale della quale ci è ignoto; c’è una sola cosa e ciò che sembra essere una pluralità è semplicemente una serie di differenti aspetti di questa sola cosa prodotta da un’illusione (mâyâ) ; la stessa illusione si produce in una galleria di specchi e nello stesso modo Gaurisankar e il monte Everest risultano essere la stessa montagna vista da valli diverse.
Nella teoria bootstrap degli adroni tutte le particelle sono composte dinamicamente le une dalle altre in modo intimamente coerente e in questo senso si può dire che esse si contengono reciprocamente.
Erwin Schrödinger (fisico quantistico)
E’ il sistema nervoso che struttura la realtà. Le vibrazioni che noi percepiamo come materia… sono tutte creazioni della mente… Sri Aurobindo afferma: l’apparenza della stabilità è data da una costante ripetizione e ricorrenza delle stesse vibrazioni e formazioni… tutte le nostre leggi sono solo “abitudini“.
Michael Talbot
Da tutto questo si deduce che: concepimento, nascita, vita e morte sono contenuti nell’ologramma vivente – che nominiamo corpo e che riflette e contiene il mondo che percepiamo. Ogni particella include tutto l’universo. Inoltre sono tutti “concetti”, nomi che sono dati a vibrazioni complesse che si materializzano momentaneamente e che si assomigliano. La mente(un pacco di nozioni, concetti, memorie) è “istruita” e “costruita” poco alla volta, dopo la nascita del bambino, poiché non riuscirebbe a captare ciò che non ha dimensione precisa e temporale. Per questo “inventa” un processo lineare e spazio-temporale, che in realtà è fabbricato dal “laser” di messa a fuoco di varie vibrazioni, che altrimenti NON potrebbe osservare con il suo apparecchio corporeo.
L’osservatore – cui s’incolla l’etichetta IO – anch’esso poi si dimostra una finzione.
Il sistema nervoso percettivo dell’uomo fabbrica un modello di un corpo il quale a sua volta produce un ambiente che definisce “mondo esterno”, quando in realtà(lo confermano fisici noti) è sempre una produzione variegata che sembra vasta e praticamente illimitata, ma è solo una produzione della chiavetta dell’ “USB… nervoso” di ciascuno. Quello che rimane immutabile è un IO che appartiene invece ad ognuno, quindi universale, non personale. Quando dico IO è lo stesso del mio vicino o di un abitante lontano, di un re o di un mendicante, ma ognuno si sente diverso perché lo attacca a determinate memorie, rafforzate fin dalla nascita e prima ancora. Esattamente come l’aria che respiriamo e che ci mantiene in vita: è mia? è tua? di CHI è? Ma ecco che crediamo alla diversità, la separazione e nasce la…paura: inizia il mondo apparente.
Il feto e il neonato non sanno di esistere, poi quest’ultimo, crescendo, addita quasi costantemente qualcosa attorno a lui e il genitore si affretta – ripetendolo a non finire – a “nominare” questo o quello che era prima per lui solo un ammasso di puntini senza senso; poi esso gradualmente prende forma nel campo percettivo e si rafforza con il processo mnemonico. Ormai si sa, la memoria si trova non solo nel cervello, ma in ogni parte del corpo: nell’iride, nell’orecchio e in tante altre parti del corpo si ha l’intero campo d’azione di tutto l’individuo. Di nuovo ecco l’ologramma.
Queste memorie diventano il substrato di qualunque azione nel processo di crescita, anche se si può credere di vivere periodi diversi e nuovi: i condizionamenti, i traumi, le particolarità sono i medesimi, non solo dal momento della nascita, ma dal momento del concepimento e anche dell’atteggiamento e condizione dei genitori in quel momento…Si tratta di approfondire seriamente.
Inutile parlare di karma o di destino – dal momento che lo spazio-tempo è inventato e tutto è frutto solo dell’unico istante presente e poi…nemmeno quello!
Parlare di “maya”, d’illusione della vita e del mondo, spesso è fuorviante, perché non credibile, se non indagata a fondo. Tuttavia numerose esperienze di scienziati con apparecchi sofisticati, lo possono dimostrare: si arriva all’atomo o all’elettrone( ecc.) che esiste solo se c’è un osservatore e poi al vuoto quantico: anche l’osservatore si rivela un fantasma…inventato.
Per tornare all’ologramma vi sono molti modi di verificare che viviamo in qualcosa di simile, se prendiamo l’istante della nascita, e decifriamo un tema astrale o numerologico in cui energie diverse e collettive – visibili più facilmente nei pianeti che ci circondano e che NON influiscono! ma indicano soltanto o riflettono un determinato avvenimento. È chiarissimo quindi che “tutto è già avvenuto” in quell’istante(anche se mancano i dettagli), come un elastico invisibile estratto da un punto…anch’esso immaginario. È solo un modo di esemplificare. Succede tuttavia a molti che vivono questo stato intuitivo, che dicono di poter ”prevedere” avvenimenti, leggere l’aura e altri simili cosiddetti “poteri”, mentre sono solo reminiscenze dello stato pre o natale, dove la separazione non è avvenuta del tutto. La mente, l’ego che si è formato, ne approfitta per mantenersi e sentirsi perfino superiore: ecco i maghi, i veggenti translucidi che credono di essere eccezionali e di prevedere un futuro che è già qui e di vedere i corpi sottili che si manifestano con colori e forme speciali: questo è ancora un retaggio dello stato infantile non completato, ma che in realtà è sempre disponibile, poiché vi siamo sempre immersi: solo l’intelletto (del cervello sinistro) giudica e separa e diventa miope. I campi magnetici o corpi sottili di ognuno si possono quindi ”vedere e leggere” da chi è in quello stato. Ecco perché i saggi sconsigliano l’uso delle siddhi poiché rafforzano l’ego, non per altro.
Quanto racconto qui, l’ho potuto verificare, in modo improvviso e non atteso mentre camminavo per strada o entravo in un negozio: d’un tratto tutto proveniva in modo chiaro… dal centro del mio torace! Mi accadde poi di ricercare più in profondità con lunghi periodi di digiuno e di regressioni spontanee in alcune memorie che non capivo a chi o a cosa appartenessero. Vidi bene che sprofondando in questi eventi, anche se chiari e vivi, in periodi storici di ogni epoca, essi si dimostravano un copia-incolla costante del mio tema astrale: potei convalidare che al momento della nascita si concentrava un fascio di memorie a “specchio” ingigantito, di quanto i miei genitori mi avevano tramandato e che si ripeteva in mille modi apparentemente diversi, ma sempre legati a una sensazione ben definita del concepimento-nascita. Solo repliche a non finire e in tutte le salse più diverse: l’alimento principale rimaneva lo stesso.
Se qualcuno mi avesse parlato di “poteri occulti”, sarebbe stato ridicolo!
Riguardo anche alle cosiddette “etichette” date dalla società “normale” a individui un po’ “diversi”, che vedevano realtà non comuni a tutti, ascoltai una volta una conferenza di un noto psichiatra brasiliano, Pierre Weil(di origine francese) che aveva una clinica a Brasilia dove si occupava di casi-limite, dalla schizofrenia alle psicosi acute ecc. Egli mostrò in modo inequivocabile che eravamo noi a soffrire di…”normosi” ed ebbe anche la prova che gli schizofrenici avevano qualità notevoli e naturali di medium. Abbiamo paura del “diverso” – non tanto di chi ha particolarità somatiche o abitudini differenti da noi – ma di chi vede una realtà che non corrisponde esattamente a quanto vede la maggior parte delle persone. Si tratta di accompagnarli nel loro iter, anche se difficile, non di drogarli soltanto per farli assomigliare a degli zombie e rassicurarci.
Ecco di nuovo la prova dell’ologramma o olomovimento come lo definisce il noto fisico Bohm.
Lo conferma Stan Grof nelle sue numerosissime esperienze del periodo pre-natale e del parto. (Oltre il cervello)
E allora? La domanda che torna sempre nei discorsi di grandi saggi è sempre questa:-CHI sono IO(realmente)?- La risposta è sempre unica. NON SO CHE NON SO. Si rimane senza oggetto. Scompare lo spazio-tempo, i milioni di anni, l’origine di tutto il creato sparisce e quindi i nomi appaiono sfuocati. Ce ne serviamo come prima, il corpo farà quello che è abituato a compiere, ma sempre con meno desideri o traguardi: tutto questo perde sostanza e valore, ma paradossalmente si vive meglio. La paura, causa dell’identificazione a un essere definito e perituro, poco alla volta scompare, per lasciarci un’indefinibile senso di leggerezza quasi insostenibile dalla mente e le sue scatolette.
Per andare più avanti, perché il sat-guru ci ripete all’infinito:-Non sei mai nato, nessuno è mai nato-?…e che – Se non c’è nascita né morte, anche la vita è solo un’immaginazione, una finzione? e ancora:- Cos’eri otto giorni prima del concepimento?-
Queste affermazioni così radicali per un comune mortale, sembrano esagerate e molti si allontanano sconcertati, rimanendo al massimo nel limbo della coscienza unitaria, dove si sentono in unità col tutto, ma che contiene sottilmente la dualità dell’osservatore e dell’osservato.
Se ora mi dimenticassi tutti i nomi imparati che “distinguono” ogni oggetto o persona, che cosa succederebbe? Rimarrei nell’io-sono inalterato e onnipresente, ma questo provoca paura, terrore anche, poiché il mio stato è ancora quello di credermi separato e temo di perdere questo “nome” che mi agglutina a un corpo cui mi hanno fatto identificare, anche se gli ”altri” sono anch’essi una mia creazione. Un’autoipnosi potente. Concepimento, nascita, vita e morte… si rivelano anch’essi solo nomi, etichette.
Alcuni per ovviare a questa paura e per cercare oltre quanto hanno imparato e creduto, imitando popoli cosiddetti ”selvaggi”, assumono il peyote, il cactus iniziatico e sacro che alcuni indiani del Nuovo Mondo prendevano appunto per ritrovare quello stato di unità così naturale che mostra l’omogeneità di ogni cosa percepita. In realtà molte di queste cosiddette droghe si trovano già nel nostro organismo. Aldous Huxley ne descrive l’esperienza fatta per informarci e in modo dettagliato, nel libro “The doors of perceptions”. (Le porte della percezione)
Lo stato che egli descrive è in fondo un non-stato, che molti mistici hanno vissuto, qualcosa di naturale, primitivo, del “prima della nascita”, ma può essere dannoso sperare di “ottenerlo” con una droga assunta per curiosità: è impossibile questo, poiché è prima di qualunque volontà o esperienza. È lo stato senza limiti e anche senza osservatore di cui parlano i sat-guru autorevoli di ogni continente, ma si tratta di arrivarci gradualmente eliminando memorie e traumi invasivi che hanno alterato la verità del neonato. La prima fase nella ricerca seria, è l’esperienza del vuoto totale di concetti e della propria ”inesistenza’’, che può essere drammatica se non si è preparati. Poi, superato l’ultimo scoglio del “concetto-di-vuoto” che la mente teme più di tutto, perché deve davvero perdere il controllo costante, c’è il non-stato sempre presente che affiora inconsapevolmente.
Oltretutto, senza ritualità, ossia senza il senso del sacro e un atteggiamento di rispetto e devozione, diventa purtroppo una ricreazione che non porta molto lontano, come per l’ayahuasca usata ritualmente dagli sciamani autentici dell’America centrale(che ora molti sperimentano con effetti nefasti, grazie a sciamani improvvisati e inesperti). Quest’ultima – assunta invece nelle cerimonie adeguate, anche se con effetti dolorosi – rimuove appunto le memorie bloccanti dell’individuo e gli fa ritrovare lo stato pre-natale e lo rigenera.
Nel quotidiano non serve quindi solo ripetersi “non sono il corpo-mente, né la coscienza”, anche se è la cosa principale, o evitare qualunque meditazione, poiché si è certi di aver ”compreso tutto”: è solo la mente a essere soddisfatta in pieno. In realtà molti in questo modo confondono quanto è davvero “vissuto e integrato” e quanto invece è così ben soppresso nel subconscio, camuffato solo da convinzioni verbali, impedendo qualunque emozione dal riemergere! “Tutto à maya!” D’accordo, ma lo è davvero o ci si crede soltanto fingendo?
“Puoi liberarti solo da quel che conosci”- frase ormai ben nota di Nisargadatta Maharaj. Non significa né indagare per saperlo intellettualmente, né al contrario compiacersi in un futile lavoro psicologico anche profondo, con la speranza di star meglio, ma di annullare invece la zavorra nascosta con l’accoglienza totale, anche emozionale, dei dispiaceri antichi che riappaiono travestiti nel quotidiano: infatti si lavora solo sull’”adesso-qui”. In questo modo l’ego spirituale, che finge un distacco totale, non ha scampo! Agire in questo modo deve pertanto equivalere a restare comunque nella convinzione assoluta di non essere mai stato quest’entità passeggera e apparente. Ogni evento che tocca emozionalmente, ogni malattia o trauma è solo lo specchio che riflette la verità a proposito del complesso corpo-mente, ma pur vedendolo e accettandolo siamo coscienti di non esserlo e che NON ci appartiene minimamente. Gli esempi sono infiniti…dall’incidente stradale, alle malattie più gravi, poiché tutte le esperienze difficili hanno una risonanza nelle memorie non accolte.
E che dire dei veri sat-guru?
I cosiddetti realizzati che morivano anche di atroci mali, avevano da tempo già superato questi scogli dell’identificazione e il complesso corporeo non aveva più nessun valore, come un cappotto vecchio e inutile. La distinzione è davvero sottile, ma se osserviamo attentamente i comportamenti degli uni e degli altri in ogni situazione, lo si nota. Tuttavia non si tratta di considerare i sat-guru o maestri che “vivono” costantemente l’Assoluto, come esseri senza sistema nervoso funzionante o mummie impassibili, ma di vederli in fondo come bambini che esprimono gioia, collera e tristezza che però passano come un acquazzone estivo. L’impassibilità vera di alcuni davanti a tragedie o morti di familiari, è un VERO distacco dall’ipnosi di essere un corpo-mente.
Come ricercatore sulla via del “disapprendere”, se mi sento tradito e abbandonato da una moglie o imbrogliato da un socio di affari arrogante, riemerge, per esempio in questa situazione, il senso di abbandono precoce da una madre cui ci si affidava, o di una brutalità subita da un padre autoritario. Non si tratta di ripulire la psiche con ossessione, ma di “riunificare” le proiezioni diventate consuetudini e oggetto di giudizi e rimproveri. Il bene e il male riunendosi si annullano e automaticamente ci portano ‘’indietro’’ avviandoci automaticamente verso quel momento senza tempo prima del concepimento e senza più alcuna paura.
L’universo e noi compresi…siamo sempre senza origine e senza fine, solo una recita, tragedia o commedia di marionette simpatiche o odiose, che sembra avere un inizio e un termine, ma rimane sempre uno spettacolo effimero come un fuoco d’artificio.
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Fiore del peyote