Oltre, al di qua della coscienza…
Questa definizione nota va considerata eliminando il ‘’concetto’’ stesso di località o tempo, altrimenti è di nuovo un aggancio mentale.
“PRIMA della COSCIENZA c’è un mondo reale. – Il mondo nebuloso degli atomi si materializza solo se c’è un osservatore. In mancanza di quello, nulla si manifesta. “(Niels Bohr,fisico)
L’osservatore è ancora un’illazione, un’ipotesi: da dove viene, che cos’è? Anch’esso scompare se investigato e allora?
Quando NON vi era coscienza (sensazione di esserci) non vi era sensazione di mancanza. Né vuoto né pieno. Anche uno stato di perfetta beatitudine e unità implica una separazione: vi è l’osservatore e quello che si osserva e si rimane nell’inganno della dualità, dell’attaccamento, del desiderio e quindi si nutre la sofferenza.
Torniamo indietro, almeno prima del concepimento. Un ovulo e uno spermatozoo infinitamente minuscoli s’incontrano: da dove vengono? Dal cibo di due individui maschio e femmina, yin e yang, positivo e negativo (i nomi sono infiniti, ma la sostanza è la stessa). Questi “individui” provengono anch’essi da simili origini microscopiche e così via, si può risalire all’infinito: a Adamo ed Eva, al Big Bang? Se c’è stato un Big Bang doveva esserci qualcosa che l’ha prodotto, no? E PRIMA ancora? Ecco l’infinito, l’uroburo,…e l’inconcepibile che spaventa! Noi siamo impantanati in un processo lineare, causale, legato allo spazio-tempo, alla causalità, diamo nomi e etichette stabili, ma bloccanti a un processo che si svolge solo qui e ora. Il passato è memoria…attuale poiché si sperimenta solo adesso. Il futuro “un’anticipazione’’ attuale, immaginata, adesso.
Cosa “nasce” veramente? Una forma che cambia costantemente: la etichettiamo come embrione, feto e così via, vogliamo fissarla in questo o quello, ma che in definitiva ci sfugge. Se si riflette o verifica bene, nasce un qualcosa o si ripete un dato in infiniti modi e forme diverse? Questo “qualcosa” poi proietta su uno schermo immaginario, un mondo: paesaggi, famiglia, eventi a cui si dà un’importanza enorme poiché li carichiamo di memorie – che si è visto – è solo un’etichetta meccanica. Ormai è risaputo che il nostro senso di essere-che appare al risveglio mattutino – è solo un gioco di neuroni o ‘neurotrasmettitori’ che si agita nel retro del nostro cervello e dà in seguito un senso unitario di “esserci”. Il sistema nervoso – pur facendo parte dell’ipnosi iniziale – ha il compito di eliminare il vuoto, cerca di mettere ordine nel caos iniziale che c’è prima della creazione dell’universo, quindi “organizza’’, omettendo automaticamente la vacuità prima dell’essere coscienti da cui nasce, ma si concentra su un’infinitesimale particella (000000000,….5) che fa parte dell’osservatore…immaginario. Questo dà un’apparente solidità al mondo e dato che il vuoto non lo si può percepire effettivamente o concettualizzare, ci si concentra sul tangibile, anche se effimero.
Lasciamo parlare i fisici quantistici:
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Il vuoto è considerato ‘’nulla’’ e quando ci guardiamo attorno, vediamo il vuoto popolato da esseri e cose. Il vuoto sembra essere maggioritario alla misura planetaria, galattica e atomica. Allora i ‘’solidi’’ sono formati essenzialmente dal vuoto? La fisica quantistica ci dice che tutto è apparenza e illusione creata dal nostro sistema di misura. Penetrando in una regione più vasta dello spazio, scopriamo un’attività sempre maggiore, segno di un movimento perpetuo. I “quanta” di materia sono creati a partire dal nulla. Più precisamente le fluttuazioni quantiche di vuoto determinano l’improvvisa apparizione di coppie di particelle – antiparticelle virtuali, che si annullano reciprocamente durante brevissimi intervalli di…tempo.
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“Il vuoto fluttua in maniera aleatoria tra l’essere e il non-essere-tutto è vibrazione” scrive il fisico Pagels, ma sembra di ascoltare Nisargadatta Maharaj!!
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Il vuoto appare tale ai nostri sensi, illusione creata dalle grandi distanze e intervalli di tempo. “A misura quantistica il vuoto è pieno’’.
E’ un fisico che lo afferma, ma sono le esatte parole di Maharaj!! =‘’Il vuoto (a cui arrivi dopo aver eliminato qualunque ‘’concetto’’) è pieno di ciò che È ed è QUELLO CHE SEI!!
Quando si comincia a vedere la materia come una proiezione della coscienza, gli oggetti fisici (onda e particella per i fisici e nada e bindu per i mistici indiani) perdono la loro materialità, tridimensionale nello spazio.
Tutto sprofonda in un punto senza dimensione.
L’attimo presente è eterno e sempre identico a sé: il presente è l’unica cosa che non ha fine. (Erwin Schrödinger-fisico –La mia visione del mondo-)
Inoltre è il linguaggio che fissa la separazione dei vari oggetti, imparata dalla prima infanzia. L’IO quindi sorge DOPO che l’evento è già avvenuto. Ecco perché gli antichi yoghi dicevano sempre “Tu non sei l’agente” .
Dunque il sistema neuronale attivo, prende già tutte le…decisioni prima che ne siamo coscienti: l’IO-sono, il risultato di neuro-trasmettitori, allora si rivela un fantasma, un’etichetta ben incollata, che tenta di tenere insieme il miraggio, ma immaginaria. Allora le guerre, i cataclismi, l’amore e il rancore ecc., ogni azione percepibile e concepibile sono…astrazioni prodotte dal sistema neuronale e ingigantite e conservate dalle memorie e indottrinamenti: sempre sotto il cappello immaginario dell’IO. Questo fantasma-IO poi si identifica a un corpo, altro simbolo linguistico a cui ci abituiamo giorno dopo giorno, ma di cui si sa ormai che dal momento della nascita – anzi del concepimento – tutto è cambiato vertiginosamente e non rimane nemmeno una cellula dal primo istante, tutto è cambiato visceralmente. Il DNA conserva solo un’informazione virtuale. Prendiamo la foto di un neonato e quella di un adulto…cos’è rimasto di uguale? Nulla! tranne un…pronome e un nome che ne confermano solo un’identità immaginaria.
Come affermava spesso Nisargadatta, (“prima di ritrovare il Sé, devi prima vedere-eliminare il falso) È quindi necessario prima vedere tutto il “falso” anche psicologicamente, per non sopprimere inconsapevolmente ciò che ci ha traumatizzato e lanciarsi nella ricerca del Sé, poiché sarebbe ancora un auto-illudersi. Avendo sondato i bassifondi del personaggio che abbiamo creduto di essere, si può poi veleggiare in acque più pure e meno traditrici.
Il problema sorge in molti che poi continuano a sondare, praticare, frequentare gruppi esoterico-psicologici, circoli spirituali, ecc. credendo di avvicinarsi al Sé, ma purtroppo è solo un gioco dell’ego spirituale che tenta di rimanere confortevolmente in sella. Non si tratta nemmeno di vivere in un eremo o chiudersi in un monastero, poiché anche lì il tranello-mente rischia di rimanere.
Se tagli tutti i rami fino alla base di una pianta, ma lasci le radici, è normale che essa ricomparirà prima o poi.
Nelle attività abituali quotidiane si tratta di rimanere quanto possibile in questo ’’non-stato” dell’io-sono-coscienza, notare il diminuire naturale delle reazioni antiche agli eventi, le cose che ci abbandonano non hanno più la presa su di noi di un tempo. Tutto ciò sarà la porta o il traghetto spontaneo al sat-guru interno che sempre ci attende. Prima della coscienza.
Anche la fede nell’ arrivare al Nirvana, se c’è ancora un IO che lo desidera e crede, è ancora una presa in giro. Nessun essere è mai entrato nel Nirvana, sarà entrato in uno stato beatifico che non ha nulla a che fare con il Nirvana che è totale estinzione di sé, annullamento di ogni traguardo o desiderio di un IO e quindi rappresenta solo il Sé che sempre siamo.
Vedo un oggetto (sedia, tazza, persona, ecc.), ma non vedo la vacuità di cui è fatto e che ne è il contorno, ma solo un minuscolo punto che – in assenza dello spazio-tempo(apparente) è inesistente.
Ora è chiaro il detto zen: -Se vedi una sedia e in un altro angolo il vuoto e sei convinto che entrambi sono vuoti, allora hai realizzato la tua vera natura. –
Non bisogna dimenticare che il percipiente dell’illusione fa anch’esso parte dell’illusione. Se non c’è IO, non solo il mondo, ma anche tutto il programma di divino, di beatifico, tutta la spiritualità scompare. Dov’è l’IO e il conosciuto quando dormi? Si tratta di smettere di girovagare, ma solo di tornare semplicemente a casa dove la porta è sempre aperta…
I più grandi scienziati lo hanno compreso. E…i poeti:
–Essere coscienti è forse un oblio.
Pensare sarebbe forse un sogno o un sonno.
E dormire, forse per un momento
Il nostro spirito riprende possesso di sé stesso. –
Fernando Pessoa (da “Non sono nessuno”)
Nisargadatta, senza essere al corrente di scienza, lo definiva così: -Ci sono dei fluidi che si riuniscono nel cervello e poi appare la coscienza di esserci. –
Ecco perché è una sensazione fabbricata e temporanea, anche se poi è quella che si dilata nell’universo intero. Ecco perché, se prendiamo una lente ultrapotente, quantistica, questo si rivela un pacco di atomi…vuoti, lo spazio che sembra dilatarsi a dismisura, ma è in realtà solo qui in questo USB temporaneo. – In definitiva, indagando senza proiezioni mentali, possiamo invece affermare che nasce…solo il tempo e lo spazio in cui avviene? QUELLO che sono/siamo non ha nulla a che fare con questo circo, assiste momentaneamente e poi rimane come sempre, ora, qui. Lo spazio e il tempo sono costrutti mentali e quindi sono…inventati o al massimo imparati. Sono convenzioni, abitudini pratiche, ma immaginarie. E se essi non esistono realmente (come confermò Albert Einstein) anche gli “oggetti” sono concetti illusori. L’illusione appare, certamente, ma è come un miraggio. Allora com’è possibile definire che “è nato” il tale o il tal altro e costringerlo a identificarsi a una forma che può sparire in un attimo? Sono solo convenzioni, utili per comunicare, ma costruite dal pensiero, apparenti e non reali.
In sostanza si tratta di voler CREDERE, il che SIGNIFICA IDENTIFICARSI A “QUALCOSA”: DIVENTI ALLORA ‘’QUESTO O QUELLO’’ MA TI FRAMMENTI, ti separi, quindi soffri e vivi la mancanza dell’…altro. Ma è una veduta falsa, la dualità è un concetto, non esiste che nel credere: se sei intero, completo, non ti può mancare nulla.
TOGLI IL‘’CREDO’’ E QUELLO CHE RIMANE è l’Inconcepibile, inseparabile Sorgente che sei/siamo.
Su questa Base Inconcepibile (se tentiamo di afferrarla per farla diventare oggetto, si divide e crea il senso di mancanza, desiderio, sofferenza) appare un vago senso di presenza, costruito dal sistema neuronale: è il primo pensiero, l’etichetta iniziale che crea un oggetto, diverso. Questo cartellino lo aggiungi alle sensazioni della primissima infanzia che impari a considerare come forma specifica, a cui si dà un nome e che costantemente è memorizzato da processi nervosi. La fabbrica del tempo è in moto. Anche se poi alcuni ritengono che dire “non esisto, non sono un corpo” sia sufficiente a cancellare le impronte mnemoniche, è necessario invece una caparbietà incessante e paziente per destrutturare la figurina inventata – ma ahimè così presa per reale – del corpo fisico, alimentato costantemente da inveterati e cementati concetti.
Che cos’è dunque questo corpo che man mano si è sviluppato sotto la stessa insegna di “io-il-tal-dei-tali”, dopo l’inconsapevole gestazione dell’ovulo + spermatozoo? Una serie di sensazioni ben schedate, memorizzate in un insieme unico che cerca di mantenersi, di sopravvivere con qualunque stratagemma: benessere fisico, affetti, poteri e controllo. Il comune denominatore: la paura che prende tutte le forme, dall’ansia di arrivare, all’angoscia di perdere ecc. l’identificazione dovuta al credersi un’entità separata ormai è totale. Il cervello rettiliano, di pura sopravvivenza in caso di pericolo vero, si diffonde e diluisce in ogni attività e si accaparra di persone o cose, desidera costantemente qualcosa, credendo di proteggersi da un pericolo costante.
La giostra che gira, sembra fare molta strada per il bambino in groppa al cavalluccio, ma gira solo su sé stessa all’infinito. E l’infinito NON ha inizio e quindi non ha fine: è sempre qui, ora. Allora si potrà dire che “crediamo” di essere stati concepiti, nutriti dal cordone ombelicale e poi strappati dal seno materno e partoriti: in realtà “crediamo” di respirare da soli, ma siamo ancora legati al cordone ombelicale dell’aria, dell’ossigeno – che ci lega al genere umano e animale – senza i quali si sparisce per sempre. Certo, si può inventare l’aldilà come l’al di qua, le memorie di altre vite, per confortarci di non dover perdere un’abitudine, per una curiosità o una speranza di ripetere qualcosa di piacevole ecc., ma sono solo altre convenzioni, immaginazioni della trottola che gira su sé stessa finché, esaurita l’energia, si affloscia e si ferma. Se l’inizio, l’origine, si rivela inesistente anche la fine non ha più senso. Tutto questo accade perché ci incolliamo l’etichetta ’’nato’’, “sono il tale”, o “morirò”, ma se l’etichetta del prodotto rivela che è già scaduto, tutto questo si dimostra evanescente come un sogno.
Quanti “parlano” di illusione del mondo, della maya, ma ne sono veramente convinti o è solo un modo di …distinguersi ancora meglio?
Si tratta solo di verificare che abbiamo stabilito arbitrariamente un inizio, ossia una misura, per funzionare in questo vistavision, ma non possiamo prenderlo per oro colato, per verità assoluta. Gli scienziati moderni stanno cercando di risolverlo a modo loro, ma s’intravede una grande paura dell’ignoto e un abbarbicarsi a complicati studi matematici per qualcosa che è in realtà…prima di qualunque valutazione o cifra – che come già detto- viene dall’arabo zifr, ossia zero. (In realtà anche il “prima’’ è un concetto astratto.)
Molti temono di diventare come ‘’zombie’’ quando invece, dal momento che in ogni modo tutto avviene da sé – senza un peso ’’egoico’’, le occupazioni abituali diventano più leggere, senza attese particolari, anzi ci si accorge che-senza ‘’pensare’’, le soluzioni giungono facilmente e migliori! Si intravedono scritte lungimiranti, nate come per caso, come se un invisibile uccellino si occupasse di sveltire le faccende, strizzando l’occhio.
In un terreno senza ombra di vita appare a un tratto una fogliolina, poi uno stelo, un fiore, un frutto e un albero. – Proviene da un seme- dicono tutti… e il seme da dove è apparso? Cosa contiene il seme? Nulla.
Se l’osservatore – come affermano i saggi e i mistici e ora anche gli scienziati più seri – è un’invenzione o un miraggio, anche l’osservato, ossia il corpo, il mondo, sono solo un’allucinazione collettiva, molto ben ancorata, ma se si fa davvero attenzione, da qualche crepa s’intravede la realtà.
Ecco che tutto si rivela il solito continuo girotondo senza scopo, un gioco di risonanze senza nome, come quello di un sogno notturno che appare all’improvviso, ma non ha mai avuto né inizio né fine.
Meglio ancora lo spiegano alcune frasi di Shri Nisargadatta Maharaj (dalla raccolta di Jean Dunne)
Visitatore: Puoi vedere il mondo senza la presenza dell’ego?
Maharaj: Quando c’è un ego? C’è quando ci sono certe reazioni, accetti tutto quello che è osservato spontaneamente, ti aggrappi, lo registri, allora soltanto c’è un “ego”. C’è del materiale da costruzione sparso per strada: tu credi di essere un falegname ed inizi ad immaginare come usare quel materiale. Così inizia il processo del pensiero, ecco l’ “ego “ che comincia. Se non sei “nessuno”, non ti curi affatto del materiale da costruzione, lo osservi soltanto e continui la tua strada. Quando è fuori dalla tua visione, lo dimentichi, ma se accetti la consegna, ci rimugini su e l’”ego” è cominciato.
V: Durante la veglia, come posso perdere del tutto la sensazione del mondo ed essere solo il Sé?
M: Dovrai consultare il sole. Chiedigli: -Come puoi liberarti della tua luce? – La luce è la manifestazione del sole. Puoi separare la luce del sole o il sole dalla luce? A causa del sole c’è la luce, poiché tu sei, c’è anche il tuo mondo. Poiché accade lo stato di testimone, allora ci sei; poiché ci sei, il testimone è sentito fortemente, poiché c’è il sole c’è la luce. Se non c’è testimonianza, dov’è il testimone? Rimani lì.
V: L’essere è il testimone?
M: Ci sono due tappe della testimonianza: l’essere è testimone di tutta la manifestazione, ma la testimonianza del senso di essere o coscienza, succede al principio eterno, l’Assoluto. Il senso di essere poi è trasceso, ma è a disposizione (se necessario). Come un cervo accaldato che trova l’ombra, la frescura, sotto un albero: l’ombra non è né nera né chiara, si può dire che è una via di mezzo di un’immagine del blu scuro, da cui però tutto deriva, ma che non chiede nulla e non è implicato in nulla. L’essere tuttavia è disponibile quando richiesto. Lo stato naturale è il più alto: stabilisciti lì. Sii paziente! –
Il Guru
Sebbene io voglia inchinarmi davanti a lui
Lui non rimane davanti a me
Come oggetto della mia adorazione,
Ho costruito un altare di paglia ma il vento se l’è portato via.
Allora mi sono inchinato davanti al vento.
Senza autorizzare la sussistenza di nessuna differenza, Egli distrugge
l’identità del “discepolo” e nello stesso movimento distrugge
l’identità del “guru”.
Poi ho costruito un altare di ghiaccio, ma il sole è apparso e
l’ha fatto fondere.
Allora mi sono inchinato davanti al sole.
Come la sua compassione è meravigliosa.
Egli ha manifestato la dualità
Sotto la forma del Guru e del Discepolo
Là dove persino uno non ha posto!
Ho costruito un altare di sabbia, ma la marea crescente se l’è
portato via.
Allora mi sono inchinato davanti all’oceano.
Le parole “Guru” e “Discepolo”
Non fanno riferimento che ad uno;
Solo il “Guru” esiste sotto queste due forme.
A chi insegnare, chi aiutare, a chi confidarsi?
Ho costruito un altare con uno specchio, e non ho visto che te,
allora mi sono inchinato davanti al riflesso.
Il Guru
la cui iniziazione è assoluta,
senza alcuna traccia di attività, è tutto.
Ogni pensiero d’altare è scomparso.
E senza ragione mi sono inchinato.
(Fernando Pessoa)
La devozione totale incondizionata al sat-guru sarà sempre primordiale. Ora si può verificare (ma non credere) che:
NESSUNO NASCE
NESSUNO MUORE
e ‘’chi” vive allora?
Detto questo anche chi scrive si rivela solo immaginario, anche se ha a lungo verificato la faccenda, ma forse chi legge potrà avere dei punteruoli dai vari sat-guru esistiti, per scardinare la carcassa concettuale che ci siamo tutti, fabbricata dal primo vagito!
Inchiniamoci profondamente a QUELLO, per sparire come ‘’la bambola di sale’’ nell’oceano o l’ arcobaleno nel blu del cielo…