traduzione di Isabella di Soragna
tradotto da: “Notes on Spiritual Discourses of Shri Atmananda” – link
Il tempo? Che cos’è? È solo un concetto usato dalla mente (assieme allo spazio e alla causalità) per provare a dare un senso al mondo delle forme, quando sono percepite come separate dal Sé. Ecco le idee di Sri Atmananda Krishna Menon sul soggetto:
– L’impostura del tempo: si crede che il tempo sia composto dal passato, dal presente e dal futuro. Di questi tre il passato è passato solo in riferimento al presente e il presente è presente solo in riferimento al passato, il futuro è futuro solo in riferimento al presente. Sono quindi tutti interdipendenti per poter esistere, quindi si dovrà ammettere che nessuno di essi è reale! Quindi il tempo non esiste di per sé. L’esperienza è l’unico criterio con il quale si possa decidere della realtà di qualcosa. Delle tre categorie di tempo, il passato e il futuro non sono mai sperimentati da qualcuno, salvo se appaiono nel momento presente. Allora si può solo considerarlo come qualcosa di presente. Perfino questo presente – se lo esaminiamo bene – si riduce in un momento che scivola via nel passato prima che tu inizi a percepirlo, proprio come un punto geometrico. Non è l’esperienza di nessuno. È solo un compromesso tra il passato e il futuro come un punto d’incontro. Così lo stesso presente è solo immaginario e così il passato e il futuro. Quindi il tempo non esiste di per sé. In realtà vi è solo il Sé, Dio, Coscienza, o come si voglia chiamarlo: ecco cos’è. È completo e perfetto. Come potrebbe esserci cambiamento? Se ci fosse e “esso” diventasse qualcosa di perfetto e completo, allora avrebbe dovuto essere incompleto e imperfetto all’inizio. Il cambiamento implica tempo e quindi se quest’ultimo non c’è, non c’è nemmeno il primo. –
Come dice T.S. Eliot.
Non solo quello,
ma la coesistenza,
o dire che la fine e l’inizio erano sempre qui
prima dell’inizio e dopo la fine.
E tutto è sempre ora.
Naturalmente a livello “relativo” appare che ci sia un cambiamento e (forse di conseguenza) noi concepiamo che ci debba essere il tempo perché questo avvenga. Questo porta poi a un susseguirsi di equivoci come la causalità e il libero arbitrio. Amiamo complicare le cose, vero?
C’è un paragrafo di Atmananda su questo (mi scuso di continuare a nominarlo, ma è brillante):
“Nulla cambia. Il cambiamento e il non cambiamento appartengono agli oggetti e sono percepiti da me da un punto al di là di entrambi. L’uno non può essere percepito dalla posizione dell’altro. Lo sbaglio più comune fatto dall’ uomo ordinario è che quando qualcosa scompare, egli lo sostituisce immediatamente con l’apparenza immaginaria di qualcos’altro, che sia il suo opposto o la sua assenza. Esaminiamo ora quello che per noi significa “cambiamento’’. Un oggetto è un misto tra lo sfondo in cui appare e alcune qualità o caratteristiche. Queste qualità vanno e vengono. Quando alcune qualità scompaiono, altre sopraggiungono, ma lo sfondo rimane il medesimo. Allora noi diciamo che l’oggetto cambia e in superficie questa affermazione appare veritiera. Ma guardiamo più in fondo. Le caratteristiche cambiano solo di posto e non sono distrutte. Se alcuni passeggeri sono scesi dal treno e altri vi sono saliti in un’altra stazione, possiamo dire che il treno è cambiato? No. E se alcuni passeggeri, scesi dal treno, si sono imbarcati su una nave, possiamo dire che sono cambiati? No. Né il treno né i passeggeri sono cambiati. Allo stesso modo nell’oggetto composto dallo sfondo e da alcune caratteristiche, le caratteristiche cambiano di posto. Questa è l’unica attività che ha luogo. Né lo sfondo né le caratteristiche o qualità subiscono un cambiamento. Quindi, di fatto, nulla cambia. Nel momento – del vedere, ascoltare, pensare o simile – non c’è tempo. (C’è solo il vedere, ascoltare, pensare ecc.).
L’ILLUSIONE DEL TEMPO SORGE SOLO QUANDO L’EGO AFFERRA IL PENSIERO DETTO “MEMORIA” CHE PRETENDE RIFERIRSI ALL’EVENTO PRECEDENTE (del vedere, ascoltare, pensare, ecc.)
Difatti la memoria è in sé solo un pensiero e per di più nel presente. Di nuovo quindi c’è un pensiero nel momento presente e ancora senza il tempo.
La maniera abituale dell’Advaita di spiegare il paradosso è di parlare di assoluto e relativo (o noumenale o fenomenale o paramartha e vyavahara o mondo reale o illusorio). Il tempo accompagna la (falsa) nozione della creazione. Se credi nella creazione, nel mondo di me, di te, degli oggetti, allora lo spazio, il tempo e la causalità sono necessari per mantenere questa illusione e spiegare ciò che sembra avvenire. Una volta che sai che tutto questo è falso e che non ci sono “due”, allora i concetti non sono più necessari. Che significato ha lo spazio se il Sé è ovunque? Che significato ha il tempo per la Coscienza eterna? Che significato ha la causalità se nulla mai avviene? Chiaramente i saggi e tutti gli altri continuano a sembrare che agiscano come se ci fosse il tempo. Se dicono che “saranno a X tra qualche mese”, allora le loro parole riflettono il fatto che c’è un futuro. Questo dipende dal punto di vista. Dal punto di vista di un corpo-mente che funziona nel mondo, questo ha un senso per la mente di un’altra persona. Ma tutti questi – corpi, menti e mondo – sono solo nomi e forme sovrapposti alla realtà non-duale. In verità vi è solo Coscienza ORA (c’è solo l’adesso) l’illusione del tempo è l’ostacolo effettivo alla nostra “illuminazione” e la memoria ne è la principale ragione. Nel momento vi è IDENTITà con qualunque cosa “noi” stiamo vedendo, sentendo, ecc. al momento, questa è la realtà. L’”Illuminazione” è vedere questo in “ogni” momento. Allora è effettivamente vero che siamo già illuminati, poiché, nel momento, questa è la nostra esperienza. Ma quando pensiamo che una memoria si riferisca a un evento passato e siamo coinvolti con questa illusione, perdiamo il collegamento con il momento. Paradossalmente, è naturale, la memoria stessa è un pensiero presente e purché sia riconosciuta come tale nel momento, non c’è problema. Ma insisto nel dire che questo pensiero presente in un certo modo si riferisca a qualcosa che ora è “passato”. Per finire riporto altre frasi di Krishna Menon:
“La memoria è la sola cosa che crea il mondo intero e la memoria è l’ultima cosa che ci connette col mondo fenomenico. Se si capisce che la memoria è soltanto un pensiero, che a sua volta è solo pura Coscienza – il Sé – allora la memoria e con essa il mondo, si immerge nel Sé.”