riflesso o realtà?
Un neonato che si è distaccato poco prima dall’unità uterina materna, non si pone domande. Respira, vive, mangia e dorme. Quanti lo considerano un povero animaletto… da istruire e educare!
‘Sei il tale, ti chiami così, ecco là la mamma e il papà’ e così via’. Il piccolo essere punta il ditino con aria interrogativa: facile addomesticarlo, non ha scelta!
Perdendo poco alla volta questo senso felice di essere ovunque, si rimpicciolisce sempre di più fino a sparire, ma con un senso di paura emergente e sentendosi alienato da tutto quanto lo circonda.
Si – mi diranno – ma come potrebbe funzionare nel mondo senza ‘separarsi’ e distinguersi da quanto osserva? –
Ecco che viene l’esempio di rischi e problemi di schizofrenia o altri mali che rendono infelici sia l’individuo, ormai adulto, sia le persone che lo circondano.
Il sistema neuronale è all’opera e crea poco alla volta quello che viene pomposamente chiamato mente e ‘IO’.
Tutto poi si restringe e si fissa! in un’etichetta ben nota:- IO! – Mario o Giovanna ecc. e poi… gli ’altri’. Anche se spesso ancora nascosti, ecco la paura e logicamente, il bisogno di possesso, e tutte le conseguenze di alienazione di un povero essere (inventato) che si difende e non vuole sparire.
Inutile parlare di santi, mistici e saggi e di quanto avevano realizzato pur funzionando (ancora meglio) nel quotidiano e del loro stato di costante felicità. Alcuni avevano perfino decretato che Ma Ananda Moyi (e forse altri) era schizofrenica!
L’impero creato dall’(inventato) ‘signor EGO’ divampava nel creato: gli ’altri’ o erano ‘santificati’ e accolti nel credo religioso ammesso, (ma lontani!) o erano poveri dementi. I veri dementi esistevano certo, ma non avevano nulla a che fare con quei mistici – o forse non erano in grado di definire il loro stato.
Eppure riguardo alla sostanza di quanto osserviamo, se ci sono arrivati, perfino insigni scienziati, non solo a scoprirla, ma a definirla come irreale e una realtà invece inesprimibile a parole umane, ma solo ‘oltre la coscienza’ – com’è stato possibile? Ah! si, certo, si sono create le … ’religioni’ (da ‘religare’ riunire, ma che cosa? un intelletto ad uno simile, che altro?) che tramite compiacenti autorità religiose, istituirono impalcature intellettuali che intimidivano le famiglie che si sottomettevano, già fin da bambini, ai loro dettami …rassicuranti forse, ma ahimè non sinceri.
Certo rimaneva il lato devozionale, che avrebbe dovuto essere il primo e l’unico ad aprire mente e cuore, per poi rimanere in quello, invece ecco, si doveva andare ‘a dottrina’, al catechismo , alle ore di religione – dove un prete maldestro tentava di far imparare a memoria frasi dotte.
Ricordo bene un ‘compito in classe’ alle scuole medie, in cui tutta la classe… aveva ‘copiato’ le frasi indicate, mentre la sottoscritta ingenua, volle (osare) esprimere quanto aveva in sé. Orrore!.- Con tono di rimprovero il prete:-
Non hai scritto quel che c’era nel testo da studiare: dovevo darti ‘insufficiente’! ma per questa volta passi! –
Lì tutto fu chiaro:- O ti adegui, o sei messo da parte. – Non era perché fosse stato ‘errato’, ma era stata solo la mancanza di disciplina e di sottomissione!
Che delusione immensa! Lo stesso poi provai durante le confessioni settimanali in cui non sapevo bene cosa dire… Finalmente, un giorno dissi al confessore:- Ah! ho il grande dubbio che quanto scritto nei ‘dogmi da credere‘ non mi pare sempre credibile. – ‘Apriti cielo!’ La scomunica non era lontana.
Il solo dubbio era un sacrilegio.
Questo non mi spaventò, anzi fui ancor più determinata a indagare e a cercar di vedere non con la mente, ma con tutta me stessa, cuore compreso, scartando gli involucri intellettuali che cercavano di inculcarmi. Ritrovavo il prato in cui la prima volta avevo ‘sentito’ con una forza che non proveniva da ‘me’, che…
TUTTO ERA… DIO.
Avevo nel cuore la mia venerazione per s. Francesco, e la sua ‘santità’ una prova – anche se scoprii che era un modo di piegarsi al Vaticano – ma avendo conosciuto alcuni frati ‘francescani’ – notai che era stata denaturata la purezza iniziale: la creazione poi di conventi – con regole rigide e controlli, dovuta al crescere dei suoi seguaci – fu un’ulteriore sottomissione all’autorità ecclesiastica.
Purtroppo – ero ancora bambina – il Dio che (m’insegnarono!) mi giudicava e mi ‘osservava’ si era materializzato mio malgrado. Lo vedevo come un occhio severo dietro una… nuvola o altrove. Non c’era scampo, era in effetti dappertutto, ma NON nella povera creatura a cui mi avevano fatto ormai credere.
Ecco la separazione dolorosa e menzognera poi!
Non per questo mi ero data per… vinta! Dopo seminari sconcertanti, pratiche psicologiche inefficaci, alcune letture e una visita ad un monastero di monaci tibetani, sentii crescere la similitudine tra le mie intuizioni e le ricerche nel campo del ‘Chi sono veramente’, ma non in quello che mi avevano insegnato per anni. La testa mi ronzava, non avevo pace. Un giorno presi uno zaino e un sacco a pelo e mi diressi verso ignote contrade, verso il Nepal e il confine con il Tibet. Discesa da un piccolo aereo atterrato su un prato, con alcuni compagni di viaggio, incontrai qualche pastorello e il suo yak e con loro m’incamminai verso i monasteri sepolti nella macchia di rododendri e felci. Si incontrava solo qualche contadina sorridente con la gerla piena, il ragazzo che mi accompagnava m’invitava nella sua capanna a conoscere i genitori – che mi offrivano del te’ e… calore umano, anche se la lingua era quella dei ‘segni’. La notte? C’era qualche ‘calda cucina’ che mi ospitava e il suo pavimento (percorso da… animaletti invisibili di notte). Dopo una settimana, ecco spuntare in cima alla montagna un monastero, finalmente! Il freddo era intenso, ma sopportabile con qualche fuoco e una ‘specie di cucina’ qua e là. C’era un torrentello vivace lì vicino, dove ci si… ‘sciacquava’ e poi come pasto qualche patata calda, tè al burro di yak, ma…la pace era indescrivibile. In una casetta lì vicina, incontrai un giovane lama tibetano (del resto incontrato a una ‘puja’ (piccola cerimonia devozionale) nella cittadina da cui ero partita e che mi aveva esortato alla… salita! Parlare con lui in qualche timido…’inglese’’ fu importante: era come se subito mi avesse visto dentro! Mi dava indicazioni preziose anche se non richieste! Il suo sguardo sereno e luminoso mi aveva convinto più delle sue parole… e delle lunghe pratiche e consultazioni psicologiche e simili, intraprese negli anni precedenti. Mi domandavo poi, come era arrivato tanto prima di noi… pellegrini. Sorrise e mi disse che per lui le distanze non erano importanti, in un paio di giorni era… arrivato: e noi ? In una settimana.
Sentivo che dovevo ancora smaltire e approfondire, sciogliere prima il ’falso’, per ritrovare il vero me stesso. Le ‘parole, i concetti’ svanivano al sole purificatore dei quattromila metri di altezza (anche se qualche sintomo e male erano inevitabili). Sulla via del ritorno, ebbi la certezza.
Non erano né le litanie né i ‘mantra’ devozionali a fare l’effetto, ma un’introversione naturale che toccava, facendole esplodere, vecchie convinzioni e imposizioni non viste. Come inabissarsi naturalmente in fondo al mare della coscienza che tutto pervade.
Come prendere le distanze dal film che continuava a girare: corpo – mente – coscienza? Ebbene, erano visti come al cinema. La dis-identificazione avveniva da sé.
Ritrovavo finalmente le mie certezze dell’adolescenza.
Realizzai la cosa più importante: il vero problema di base, era uno solo. ‘Chi’ aveva un problema? Chi è quello che sta alla finestra di ogni azione o pensiero? IO, IO, IO… un pronome! È lui che ha il problema e NON quello che sono realmente. Che presa in giro, davvero! Soprattutto se indagando, scavando dentro, è talmente chiaro e lampante che è solo un ‘pronome’ che tenta continuamente di rivestire una… coscienza senza contorni, per arrogarsi la ‘paternità’ di ogni pensiero e azione. Inoltre, la scoperta più sconcertante fu: questo IO in realtà… non era mai esistito! Come non averlo scoperto prima, forse perché attaccato ad un nome proprio ’imposto’! e ad un’identificazione con un corpo o un personaggio, la cui forma e realtà erano state convalidate fin dall’infanzia (anche se crescendo era ben cambiato!).. Se avessi perso la memoria, cosa sarebbe successo? Facile: mi chiudevano in una clinica per malati di mente.
Notai anche che il corpo-mente a cui ’assistevo’, faceva tutto senza il ‘mio’ aiuto e senza che un pronome si prendesse davvero l’autorità dell’esecuzione. Allora ‘chi o che cosa’ ero in definitiva? Una nuvola evanescente o poco meno.
Quanti libri, quanti studi, seminari e viaggi per scoprire qualcosa di talmente evidente da… non poterla vedere! L’occhio che non vedrà mai sé stesso, solo quanto gli ‘appare’.
Tutto quello che accade, accade all’IO –(impostura) e non a me, coscienza pura e inconcepibile che scoprii di essere veramente!- come tutti gli… umani di cui facevo parte.
Togliendo qualsiasi ‘etichetta’ che cosa rimaneva? Il Non-so-che-non-so. Invece di spaventarmi, mi fece scivolare in una serena calma, un po’ come quella che per la prima volta scoprii in cima alla montagna dal giovane lama.
Un saggio, un sat-guru di cui ’incontrai’ per caso un libro di dialoghi, registrati dal vivo, fu quello che mi confermò tutto questo.
A che cosa serviva allora questo ‘IO’ che non esisteva realmente? Per l’anagrafe(!), per comunicare e il vivere quotidiano, ossia per tutto il film che ci eravamo creati… nascendo o piuttosto per tutto quello che ci era stato ‘insegnato’ e confermato per anni.
Allora mi fu ben chiaro che tutte le meditazioni, pratiche, insegnamenti, seminari a non finire, erano polvere dorata su qualcosa d’intangibile e d’inesprimibile che ognuno ha GIÀ in sé, anzi È da sempre.
Mi divenne chiaro anche quello che riguardava il sentimento di amore, di cui si parla tanto, ma spesso inteso male. Se indaghiamo sul sentimento di amore umano, si nota che è spesso la visione di una separazione che si cerca di riunificare.
L’amore vero non ha limiti, e include tutto. L’amore ‘umano’ tenta di ovviare a una separazione e proietta su qualcuno o qualcosa che possa riunirsi con la propria ombra proiettata e ritrovare gioia e serenità. L’esterno è solo un’apparenza di elementi non accolti internamente, belli o brutti che siano.
‘TOGLI il FALSO, il resto si manifesterà da sé.’- diceva un noto sat-guru.
Nessuno ci crede veramente e continua lo stesso, per rassicurarsi, a leggere, imparare, ma quando lascia cadere tutti i ‘concetti’ quello che rimane è ‘quello’ che si è sempre stati e sempre si sarà. E i corpi? Il corpo appare e scompare, la Realtà è ‘ora e sempre’ e realmente, non nelle parole soltanto. Ci creiamo tante ’false divinità’ nel quotidiano, per star meglio, apparire, rassicurarsi ecc. e dimentichiamo il solo vero elemento essenziale della nostra vita. È talmente evidente… che non lo si vede, poiché NON è là fuori, ma in fondo al cuore e all’essere vivi.
‘Oltre la coscienza vi è un mondo reale’ – Niel Bohr (fisico).