di Isabella di Soragna
Tratto dal libro: Isabella di Soragna, I non guru del non culto del non metodo, Jubal 2005
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Fisico, etnologo, studioso di sciamanesimo e scienziato appassionato, F.A. Wolf ci racconta (The eagle’s quest e The dreaming universe) come gli aborigeni australiani sostengono di avere memoria di una realtà da più di cento mila anni che essi definiscono la “dimensione dei sogni” e che contiene tutto il passato, il presente ed il futuro. Egli definisce queste rappresentazioni come possibili effetti d’immagini olografiche del cervello umano. La sua ipotesi è che il cervello sia simile ad un ricevitore, capace di sintonizzarsi vuoi col mondo di sogno, vuoi con quello che noi chiamiamo reale, cioè la consapevolezza conscia e quella onirica sono spiegate da un nuovo punto di vista psico-fisico-quantico.
Vi è dunque un mondo di mezzo, dal quale sorgono sia la consapevolezza di veglia che quella onirica. La sua ipotesi è che la nostra vita, i nostri pensieri e sentimenti, il mondo fisico della materia, che è energia, provengano da questo mondo, detto “immaginale”, com’era definito anche dallo studioso dell’Islam Henri Corbin.
Il termine “immaginale” proviene dal fatto che tutto ciò che esiste è soggettivo, perché dipende dalla nostra percezione. Nella fisica quantica vi è l’“effetto osservatore” ed un sistema quantico esiste in una sovrapposizione di stati che corrispondono agli attributi osservabili e quindi misurabili della nostra esperienza del mondo. “Per esempio – dice – vi sono stati corrispondenti agli oggetti fisici.
Prima di venire osservati, tali stati esistono come “nuvola fantasma” di possibilità, che chiamiamo una “sovrapposizione di onde quantiche”.
Improvvisamente, tramite la percezione, tale moltitudine si trasforma in uno stato singolo (“riduzione del pacchetto di onde”). Significa che, quando uno stato è noto, la sua onda di probabilità è come “infilzata nello spazio-tempo” e quindi l’oggetto assume una forma fisica e l’osservatore ha un’esperienza cognitiva.”
È celebre la storia del “gatto di Schrödinger” che ha 50% di probabilità di essere scoperto vivo o morto solo al momento dell’apertura della scatola, cioè al momento dell’osservazione.
Allo stesso modo, la placca olografica è un “pattern” o modello di interferenze senza forma ad occhio nudo, ma diventa “osservabile” solo quando il film viene illuminato da un altro laser che fa apparire un’immagine in 3D dell’oggetto originale (Michael Talbot, The holographic universe, Harper Collins Publishers, New York, U.S.A.; in italiano: Tutto è uno. L’ipotesi della scienza olografica, URRA 1997 e Apogeo 2004). Karl Pribram, come si diceva prima, grazie a questo poté capire come funziona la memoria, poiché aveva osservato che essa era distribuita nel corpo e non solo nel cervello: come si sa, ogni porzione di film olografico contiene tutta l’informazione per poter creare l’intera immagine. Vi fu un altro famoso esperimento in cui soggetti con gli occhi bendati, a cui si applicava un vibratore sulle ginocchia per qualche tempo e poi nello spazio intermedio tra le gambe, affermavano di “sentire” la vibrazione in questo spazio vuoto, come se fosse parte del loro corpo. Ciò è simile al fenomeno dell’arto fantasma: la persona con una gamba amputata “sente” dolore o altro nell’arto mancante. Pribram, dunque, capì che la delicatezza di una tazza di porcellana o la sensazione di un po’ di sabbia fine sotto i piedi sono solo versioni elaborate dell’arto fantasma. Questo non significa che non ci siano tazze da tè e granelli di sabbia. Significa che questi oggetti hanno due aspetti diversi. Quando sono filtrati dalle lenti del nostro cervello si manifestano come tazze o sabbia. Se però riuscissimo a liberarci dalle nostre lenti, li vedremmo come schemi d’interferenze. Che cosa è reale? Entrambi o… nessuno! Il fatto è che noi non guardiamo l’ologramma, perché ne facciamo parte, non ne siamo separati. Anche lo spazio ed il tempo sono costruiti e li impariamo in tenera età.
Wolf e i fisici quantici sostengono, nel loro concetto di “interpretazione dei molti mondi della meccanica quantica”, che tutte le possibilità esistono simultaneamente: esistono adesso, prima e dopo come una sovrapposizione fantasma di trame o storie, che vanno all’indietro fino all’inizio del tempo ed in avanti fino alla sua fine. Questo ricorda la “dimensione dei sogni” degli aborigeni ed il mondo “immaginale” di Corbin. Il passato ed il futuro sono adesso. “La percezione della realtà nel nostro cervello e nel sistema nervoso è – dice Wolf – una sequenza di ologrammi che si susseguono gli uni dopo gli altri, man mano che l’esperienza si manifesta nel tempo. Nel cervello le onde quantiche producono eventi e allo stesso tempo sono la percezione e l’illuminazione di quegli eventi.
Il concetto olografico spiega come ricreiamo non solo la realtà visiva, ma tutte le percezioni della realtà. In tal modo il mondo sperimentato, oggettivo, esiste nel nostro cervello.
Allo stesso modo in cui sembra sparire l’oggetto “vero” (come il viso del gatto in Alice nel paese delle meraviglie) sono portato a concludere che anche nel caso del soggetto non esiste nessuno. Come insegnava Budda, non esiste né io, né tempo, nulla è reale. Anche l’osservatore dunque è un’illusione: qualcosa accade ma non come sembra a me, perché “io” in realtà non esisto e nemmeno tu.”
L’eminente fisico Erwin Schrödinger disse: “Il mondo della fisica è un mondo di ombre… credevamo di occuparci di un mondo reale. Soggetto e oggetto sono una cosa sola: non si può dire che la barriera tra di essi si sia infranta, quale risultato dei nostri esperimenti (della fisica quantica), poiché la barriera non è mai esistita.”
Vale quindi la pena di ricordare il romanzo di Lewis Carrol Alice oltre lo specchio, in cui la bambina, osservando a lungo la specchiera sul camino di casa, si convince che riuscirà a passare dall’altra parte, per vedere com’è e che cosa c’è là dietro. E così succede: lo specchio diventa nebuloso (simile alla descrizione della placca olografica che lo scrittore non conosceva di certo), il riflesso si deforma, finché si scioglie (nel film Matrix è un’immagine spesso usata) ed ella può scivolare… “oltre”. Tutto diventa più vivo, dalla vecchia pendola, al gioco degli scacchi, ai giocattoli. Così è il mondo dove la temporalità è svanita, dove tutto si anima perché esso è in effetti una nostra produzione e la separazione mentale non ha potere.
Vi è un famoso testo del secolo XIV chiamato La nube della non conoscenza (Ancora), nel quale viene descritta la cosiddetta “contemplazione oscura”, che va da Dionigi l’Aeropagita a S. Teresa di Lisieux e che passa dalla “dotta ignoranza” di Nicola Cusano alla “notte” di S. Giovanni della Croce.
“Rovescia ed abbatti ogni conoscenza e sentire delle creature d’ogni specie, ma soprattutto di te stesso. Poiché è da questa conoscenza e sentire di te stesso che dipende la conoscenza ed il sentire di tutte le altre creature, le quali a questo riguardo, saranno facilmente dimenticate… Allora rimarrà ancora vivo in te il tuo Dio, una conoscenza nuda e un sentire del tuo essere proprio, che dovranno essere distrutti, fino a che avrai la sicurezza della vera perfezione di quest’opera.”