di Isabella di Soragna
Quando le nuvole della fede in un mondo concreto ed esteriore evaporano, non è che il pensiero sia assente (sarebbe come cercare di eliminare un neo con un cancellino) perché anche se dici “non ho alcun pensiero” stai pensando, eccome! è che ne misuri tutta la più completa inutilità, salvo per la comunicazione di fatto, nel designare temporaneamente questa o quella apparizione, che sia una carota, un aspirapolvere o tua nonna.
Vedi anche tutta la futilità di pratiche spirituali, ricerche psicologiche o scientifiche, devozioni o viaggi sciamanici. Non è contestazione questa, né irriverenza. Non significa battersi contro un nemico e non significa dissacrare nulla. C’è anzi un senso di totale accoglienza e di sacralità senza limiti. Tutti questi metodi servono tutt’al più a toglierti un po’ di nebbia dal parabrezza, a dare qualche segnalazione, un indirizzo, a spostare il centro di percezione dal “qui” contrapposto al “là fuori”, al “da nessuna parte” o “da ogni parte” e a vedere senza vetro dalla vetta di una montagna piuttosto che dal pianoterra di un affollato condominio. Serve a cominciare a intravedere che l’albero, il tuo vicino di casa, tua suocera, e quello che chiami “mio” corpo, puoi solo averli costruiti col tuo sistema nervoso. Provami il contrario. È soltanto quando sei arciconvinto di tutto questo, che lo smantellamento può aver luogo. Se no, sono solo giochi spirituali o psicologici. Se vuoi arrivare al nocciolo della pesca, non serve continuare a sgranocchiare la buccia, e ricamarci sopra con frasi altisonanti. Bisogna scartare tutto finché il dente tocca qualcosa di completamente diverso, duro e poco masticabile, e tuttavia la sola sostanza che può riprodurre il frutto.
Non serve dire “tutto è illusione” e poi continuare ad allucinare senza riconoscersi più in quello che ci circonda, considerandolo invece qualcosa di estraneo e solido. Il burattinaio che tira i fili delle marionette si dimentica che è lui a dirigerle e se la prende con i personaggi che manovra lui stesso. Anche l’idea di un’illusione deve dissolversi, perché ancora un concetto, una definizione. Può sembrare di rasentare la follia in questo processo, poiché gli appigli scompaiono come inutili grucce e la mente è subito pronta a sostituirle con astrazioni più sottili e grandiose. Un golem o tulpa (metodica costruzione meditativa fatta per mesi, atta a costruire un fantoccio mentale che diventa poi indipendente) scompare solo se viene metodicamente smantellato dal meditante. Altrimenti continuerai a intravederlo e a sentirti intimorito a seconda delle tue vibrazioni interne. Quello che ti circonda è solo il tuo riflesso nello specchio dell’intrigo mnemonico. Sei totalmente solo, anzi non ci sei nemmeno: ma andiamo per gradi.
La spiritualità non è un gioco di piacere, con tutte le regole di riti e relazioni, che ti proteggono dal caos, è un cataclisma che ti travolge finché il dialogo interiore si rivela nella sua inconsistenza. Allora nasce la paura della follia, ancora uno scherzo del potere concettuale che non vuol morire: chi diventerebbe pazzo ? Un’idea soltanto e allora lasciamola impazzire. Prova a chiudere gli occhi e nell’oscurità rifletti a tutte le persone o cose che consideri indipendenti da te. Sono reali o solo immagini che stai formando tu stesso e alle quali dai una caratteristica oggettiva? -Va bene – mi dirai – è un’immagine mentale, però esiste mia figlia in carne ed ossa e Annibale il punico e mio bisnonno sono esistiti effettivamente!- Se i tuoi sensi, percezioni, memorie ed in breve il pensiero sono assenti, dove sono? Non hanno forse perso ogni significato? Dove sono i secoli di storia, gli attimi di gioia o di dolore, le stelle e il terremoto? Fanno parte del film o dell’ologramma che ti stai raccontando ora e poi svanisce. Il problema nasce dal fatto che vuoi caricarlo di continuità, che è fittizia: il tempo è figlio di nessuno, l’hai inventato tu e puoi giocarci quanto vuoi, ma non prenderlo sul serio. Non c’è nulla di male in questo, ma la tua vicenda è un dvd ormai già in onda che ti diverti a rivedere. O meglio, in un centesimo di millesimo di secondo ci sono tutte le storie passate e future delle galassie intere e a venire e non serve dare ad un’ipotesi il diritto di turlupinarti. lo trovi anche su
-Com’è possibile ?- dirai.
-Non inserisci forse in un minuscolo USB una quantità di programmi senza neanche rifletterci su?-
In poche parole o ti svegli definitivamente o continui a dormire con sogni di pratiche devozionali, di scorribande estatiche, viaggi sciamanici, orridi, o lascivi. Ma sempre un’allucinazione rimane. Il pensiero è un movimento delle cellule cerebrali che generano percezione e memoria – ma anche questo è un pensiero! – e sopravvive perché gli si dà potere, il potere della continuità, cioè del tempo che esso stesso genera. Esso protegge e mantiene la finzione dell’io, il pensiero primordiale. Designando oggetti “esterni”, corpo compreso (che mamma e papà ti hanno insegnato con tanta pazienza) proteggi questo idolo che in realtà ti procura tutte le sofferenze. Cerchi la coscienza pura, l’Assoluto, con pratiche e rituali, ma non solo esso è la base inconoscibile che sei, ma se tu ne avessi l’esperienza per un solo attimo, tutto il tuo sistema cognitivo crollerebbe, perché l’io che cerca l’Assoluto svanirebbe e con esso anche… l’Assoluto! L’Assoluto, che non è uno stato, si rivelerebbe una tua immaginazione e questo sarebbe insopportabile. -Come? Ho cercato tutta la vita qualcosa di ineffabile di misterioso come un intrepido Indiana Jones e mi ritrovo con un pugno di mosche… o meglio di zero assoluto?- Infatti tutte le tue immagini, proiezioni ed aspettative sarebbero rase al suolo ed è quello che l’io non vuole. Tutto, proprio tutto quello che sperimentiamo è solo perché lo sappiamo e così dicasi per le persone che ci sono vicine: non potrai mai conoscere tua madre, perché vedrai solo quello che sai o proietti su di lei ed ogni azione che credi di decidere è ciò che il tuo sistema nervoso ha già prestabilito. Ogni singolo pensiero ti fa nascere e, quando muore, anche tu scompari: nelle pause tra i pensieri crei un filo immaginario che battezzi “la mia storia”. Fai solo del “surplace” come un bravo ciclista. Solo che tu credi di correre, di progredire, di evolvere.
Qui non si parla di nichilismo, che è ancora un concetto creato dalla paura: il niente non esiste e così il vuoto, tranne se… lo pensi! Le parole che fanno nascere definizioni e concetti sono utili per comunicare, ma lasciamoli al loro ruolo funzionale, non facciamone dei fantasmi che ci invadono a nostra insaputa. Basta solo un po’ di spirito d’investigazione, tutto il resto è zavorra che può far passare il tempo illusorio, meglio andare a fare una bella passeggiata. Lo stato naturale è lo scorrere del sogno ora di notte ora di giorno, è la vita ordinaria senza enfasi né attese. Questa è la cosa più difficile da accettare.