(chi, o che cosa è nato?)
Volgiamo uno sguardo che non colga solo il particolare, o il generale alternativamente, ma a qualcosa che abbracci l’intera connessione al gioco di risonanze di ciò che ci appare (senso di essere, corpo, mente, mondo). Omettendo lo spazio-tempo che si è rivelato apparente, relativo e una còlla utile solo a mantenere la sostanza del sogno diurno – ci avventuriamo involontariamente nel regno del senza-origine, senza cedere alla tentazione (inveterata) di trovare il minimo appiglio(mentale). In questo modo cadiamo spontaneamente in “QUELLO” che siamo da sempre, senza appellativi limitanti e divisioni tra soggetto e oggetto. Il percepito e il percipiente si dissolvono nell’unità sempre presente ma inosservata.
Jnana (conoscenza) e bhakti(devozione) si annullano l’uno nell’altro.
Abbiamo visto come il cervello – o meglio le vibrazioni sincrone che vi accadono e al quale si dà questo nome, modellato dagli educatori, a loro volta educati fin dalla nascita da convenzioni suggellate e ingrandite dalle memorie emotive – crea, dai primi suoni, il linguaggio che a sua volta fissa le situazioni. Da vibrazioni anonime tutto questo prende forma e si fissa, e si dimentica l’origine del processo, ma si conserva solo il risultato. Qual’ è il “motore” di tutto questo? Il senso di essere, già latente durante la gestazione, percepibile da circa il terzo anno dopo la nascita a cui si attacca un suono detto ‘’pronome’’: IO e un nome specifico che porta a credere per una vita a una costante fissità di un ente distinto: la madre appare separata per la prima volta. Questo senso di essere cosciente, anche se non percepibile, è già “informato” da ogni evento durante il periodo del concepimento, della gestazione e infine del processo della cosiddetta NASCITA. In poche parole tutto si ripete dal campo energetico del momento del concepimento. Un ovulo e uno spermatozoo s’incontrano (senza decisione o volontà specifica di nessuno) e raccolgono solo il film che poi si svilupperà in mille modi apparentemente diversi, durante l’arco della cosiddetta… vita.
Possiamo concludere che in ogni momento del processo c’è GIÀ tutto il percorso. In ogni parte dell’ologramma, si trova tutta l’immagine. L’attimo contiene tutto lo spazio-tempo immaginario. Dopo la simbiosi e il senso “oceanico” di unità con la madre – che poi s’incontra così spesso in tante situazioni successive – ecco le prime contrazioni dolorose, la spinta forzata, il senso di soffocamento, prima dell’uscita finale e l’urlo di dolore del primo respiro – tutto questo ci porta a fare alcune considerazioni e verifiche interessanti. Come fece Stan Grof con i suoi pazienti (sottoposti a regressioni con l’LSD) , se riuscivano a identificare questo filo conduttore -– ossia il genere di memoria che si manifestava in modo più intenso e doloroso durante la vita – allora, rivivendo quel tipo di fase più difficile del periodo del parto – l’individuo si sentiva alleggerito dal trauma ripetitivo che lo assaliva da anni.
Grof individuò 4 fasi principali perinatali nel feto:
I)la prima matrice perinatale (se non ci sono problemi nel grembo materno) corrisponde al senso di unità simbiotica che si manifesterà poi nella vita nei momenti idilliaci nella natura, unione mistica, oppure al contrario se disturbato, con la sensazione di forze malvage (pericoli, dèmoni) e in seguito con eventi simili nella vita futura.
II) laseconda matrice perinatale è lo stadio delle prime contrazioni, senso di compressione, di trappola infernale, senza uscita possibile che corrisponderà poi nella vita dell’individuo a forte ansia, minaccia per la vita, disorientamento, disperazione, angoscia come se un mostro dovesse inghiottirlo e il mito religioso del paradiso perduto. Potrà in seguito sperimentare a seconda della forza della memoria, sensi di colpa, impotenza e episodi di carcere duro, manicomio ecc.
III) la terza matrice perinatale comporta delle contrazioni uterine che aumentano, ma c’è un senso di apertura e ciò implica invece la lotta titanica per la sopravvivenza anche se l’ansia di soffocamento è ancora presente: questo darà sensazioni sado-masochistiche, cariche esplosive. È una lotta di morte-rinascita. Vi sono immagini ricorrenti di eruzioni di vulcani, terremoti, tornado, inondazioni, battaglie mitologiche e violente rivoluzioni. Auto-sacrifici, sabba di streghe, satanismo, torture e pericolo imminente di vita. Vi è anche l’elemento purificatore del fuoco e la visione di riti tribali primitivi.
Un simbolo classico della transizione dalla matrice III alla IV è “la Fenice, uccello leggendario la cui vecchia forma perisce nel fuoco e la nuova sorge dalle ceneri librandosi verso il sole.” Qui dunque la sofferenza non è più vissuta come disperazione, ma come coinvolgimento e che la sofferenza abbia una direzione da cui poter uscire. Alcuni pazienti, durante la regressione, parlavano anche di scalate di montagne altissime verso la luce – simbolo di rinascita spirituale- anche se ostacolati da forze negative come uccelli predatori.
IV)la quarta matrice perinatale corrisponde alla nascita vera e propria del bambino. Tutte le ansie, i dolori, i tormenti in questa spinta finale si calmano, in un grande sollievo ed esso affronta per la prima volta la luce. Il taglio del cordone ombelicale lo rende fisicamente L’individuo tuttavia lo sperimenta spesso ancora come catastrofe e “morte dell’IO” e rinascita verso una luce spesso accecante, ossia come una vera e propria redenzione e salvezza spirituale (arcobaleni, code di pavone appaiono spesso). Molte mitologie indicano questa ‘’morte dell’IO’’ da Shiva a Kali, al Cristo a Osiride o le dee Madri da Maria a Parvati, a Iside ecc. e negli elementi biografici, appaiono successi personali, fine di un grave pericolo o guarigioni da malattie gravi. Le sensazioni, le esperienze e i fatti storici simili, hanno l’identica base.
Tutto questo dimostra che in assenza dello spazio-tempo fittizio, tutto si ripropone a vari livelli, ma ripetiamo sempre l’identico schema natale in varie fasi e proporzioni.
Il neonato, considerato un tempo come un oggetto, vive invece queste fasi in modo profondo e inconscio, ma lo replica in modo simile a seconda della fase in cui ha sofferto di più o al contrario, dove il senso di riunione lo ha gratificato.
Quasi tutti i pazienti rivivendo la loro nascita trovano un collegamento profondo tra lo schema natale e le circostanze e le qualità della propria vita vissuta. La coscienza è UNA.
Un episodio che ricordo delle regressioni sotto l’effetto dell’LSD, di cui parla Stan Grof, fu quello di un paziente che, dai primi castighi inflittogli da bambino, in cui lo rinchiudevano in una cantina buia, se aveva fatto qualche marachella, continuò poi durante la vita a ritrovarsi in situazioni simili in cui poi abusavano di lui. Fino ad allora era per lui inspiegabile. Questo si collegava alla fase della matrice II. Rivivendola se ne liberava. Altri casi risolti: un paziente durante la vita, si trovava spesso in battaglie o campi di concentramento, un altro fuggiva in un eremo a meditare, un altro ancora viveva un terremoto devastante che distruggeva tutta la sua famiglia. Un altro indizio non sempre collegato a questo tipo di regressioni è il tipo di film che osserviamo e chi ci fa orrore o ci dà contentezza: sono sempre in corrispondenza a fasi dimenticate del processo di nascita, che si ripetono in mille modi in seguito. Tutte cose – si dirà – che si riverificano da secoli e milioni di anni, sempre identiche o quasi: basta vedere il telegiornale quotidiano e le notizie dal mondo. Allora, c’è da domandarsi: – Che cosa sono in realtà i milioni di anni se il tempo si rivela un’apparenza che tiene insieme la possibilità dell’esistenza di un oggetto, individuo, o pianeta? Lo spazio, altrettanto concettuale, è poi è legato all’oggetto conoscibile, lo circonda e senza di quello è impossibile percepirlo. Se non esistesse nessun oggetto – che la nozione di tempo sembra far durare, altrimenti sarebbe invisibile – dove finirebbe lo spazio? Ecco che la nozione tanto accreditata del karma, delle vite passate, delle punizioni scontate, delle reincarnazioni ecc. svanisce in un soffio. Se perdi totalmente la memoria, dove finiscono le azioni passate o le anticipazioni future?
Se si osserva un tema astrale (col metodo transpersonale), in cui tutto è contenuto e/o proiettato sul “fuori di me”, che è in realtà solo l’ombra non vissuta coscientemente, tutto è GIÀ contenuto all’istante della nascita e si allunga come un elastico durane la vita concessa. Se ad alcuni capita di avere ricordi di vite di epoche passate o di eventi anche futuri, può solo corrispondere al ‘’suo’’ tema di nascita, alle sue sensazioni allargate e allungate nel tempo.
E’ un dato di fatto sperimentabile. Ad esempio, in questo periodo assistiamo alla …matrice III, al “lock down” dovuto alla pandemia, al panico, al bisogno di…respirare negato. Eppure ognuno di noi lo vivrà in modo consono alle proprie memorie precise del parto. Altri che vivono in luoghi già isolati o nella natura selvaggia, potranno viverlo in modo assai diverso, non sentirlo affatto e a seconda del proprio iter di genesi.
Per tornare alla cosiddetta “nascita”, se ci riferiamo allo spazio-tempo, solo come punto di riferimento (da tralasciare in seguito) per poter seguire lo svolgersi della vita di un individuo e vederne le ripetizioni nel… “qui-ora”, possiamo verificare che in quel momento, in quelle ore e minuti(apparenti) si verificano tutti gli stati che provengono dalle sensazioni immagazzinate dal povero feto, che sembra un fagotto immacolato e senza alcuna memoria, mentre non lo è. Gli stati estatici, l’euforia, le guerre, la pace, le violenze, le prigionie, le dittature, le bombe atomiche e i cataclismi che possiamo scorgere, diluiti nelle varie ère o periodi di una vita, sono esattamente le stesse sensazioni deformate, migliorate, esagerate di quei momenti. Se si fa attenzione poi al linguaggio usato da despoti o capi di governo, politici ecc.si rivela il medesimo di un paziente sottoposto al processo di rivivere la sua nascita.
Ma la domanda più importante, essenziale che ci possiamo fare è la seguente:
-CHI o COSA è nato?
QUALE NASCITA e DI CHI? Chi insegna al bambino che ‘’ è nato ’’ che è cosciente, che si chiama Giovanni o Maria? Sono concetti dei genitori, che a loro volta – sempre nell’apparente spazio-tempo – credono di aver deciso questa nascita, che invece apparsa come quella di un fiore o di un uccellino. Un seme vuoto che diventa albero o umano. Meraviglia della maya, ma fantasia creduta reale, ossia tutto quello che NON SIAMO.
Non è nichilismo, (altro concetto bloccante) come molti affermano, anzi è oltrepassare i limiti del sistema nervoso, dei cinque elementi e ESSERE TUTTO, qualunque cosa e NULLA in particolare: senza oggetto, la mente tuttavia non lo accetta e parla di “buco nero” o di orrore del vuoto: si certo, vuoto di concetti, ma PIENO DI CIÒ CHE SIAMO DAVVERO E NON POTREMO mai ‘’SAPERE’’, non essendo un oggetto. La mente allora deve cedere ed è quella a terrorizzare con vari scenari e concetti, per timore di sparire come dittatore e diventare umile servo.
Nasce il TEMPO, non il bambino – ma… il tempo è mai esistito? E l’osservatore della coscienza, è forse reperibile?
“-È il tempo che nasce, non il neonato. Nello stato autentico non avevi cognizione del tempo. Il tempo è iniziato e giungerà a termine. Tu sei l’eterno a cui è apparso il tempo, per un certo periodo. Tu sei indipendente dal giorno e dalla notte, dalle stagioni. Tu sei lo spettatore di tutte le apparenze.”
“L’ignorante s’identifica col corpo, il saggio sa di non essere né il corpo né la coscienza: utilizza la coscienza finché dura, ma è anteriore alla coscienza ed è sempre in quello stato.”
Nisargadatta Maharaj
*(consiglio per chi vuole ulteriori approfondimenti: “Oltre il cervello” di Stanislas Grof)