di Isabella di Soragna
Che cosa vuoi conoscere o capire per essere davvero “nulla”? Essere nulla è una falsa definizione, poiché trasformi il niente in qualcosa. Se cerchi di non essere nulla, allora provi ad essere qualcosa no? Essere qualcosa o essere nulla sono concetti falsi. Nessuno dei due esiste in realtà.
La domanda è:” Se qualcosa non esiste e nemmeno il nulla esiste, allora…?” La risposta è il silenzio assoluto. La mente non comprenderà mai che cos’è il silenzio, poiché descrivendolo, lo corrompi.
Senti profondamente che nulla è come appare. Non farti ingannare dalle apparenze: è un miraggio costante. Non dire neppure che il mondo è illusione, “maya”, perché anche questo è un concetto. Maya in realtà non esiste, dato che è un’illusione. Allora tutto ciò che deriva da maya non esiste neppure.
Lo stesso dicasi per la Realtà Ultima, l’Assoluto, il Parabrahman, che diventano un porto rassicurante per te, e sono ancora un modo di credere. Non provengono forse dalla mente? Sei tu a dare questi nomi per qualcosa che non riesci a capire. Cos’è la Realtà? Qualcosa che non cambia mai, che soggiace a prima del concepimento e dopo la morte, ma anche questo diventa un concetto al quale ti aggrappi.
Non vi è Realtà Assoluta. Una volta si parlava di Dio, di Coscienza. Si sono cambiati solo i nomi. Non vale nemmeno il nome “silenzio”: se puoi esprimerlo, sperimentarlo, allora non è silenzio.
Se rinunci alle cose materiali, è ancora un inganno dell’ego. Se sei convinto di non aver più alcuna forma, che male ti può fare vivere nel mondo? È il mondo che rinuncerà a te, se mentalmente non hai più identificazioni.
Se vuoi sbarazzarti di qualcosa, significa che credi in un “io” che lo fa. Non c’è nessuno.
Se cerchi di sbarazzarti di un’emozione, di una sofferenza, di un sentimento d’inferiorità, devi vedere con la più grande chiarezza che non sono mai esistite! Come liberarti di qualcosa che non è mai esistito? Passi anni a cercare di migliorarti quando non c’è nulla da migliorare? Come migliorare un nulla?
Nulla cui aggrapparsi. Solo se lasci tutto, tutto, dietro di te, anche queste parole, ci sei.
Allora dove siamo? Da nessuna parte. Non sapendo assolutamente nulla. Hai passato anni per riuscire a diventare qualcuno, per raggiungere uno scopo: tutto questo è falso. È un po’ come andare in banca dove ti annunciano che tutti i tuoi guadagni non valgono più nulla.
Non hai nulla, non sei nulla, ma sappi che non vi è nemmeno il nulla! Allora dove siamo? Esattamente dove sei ora qui. Da nessuna parte.
Qualunque cosa tu faccia in realtà non fai niente. Sei sempre stato dove era necessario. Se rifletti su questo sei totalmente libero. Se non sei da nessuna parte, se non ti aggrappi più a nessuna credenza, a nessun punto di riferimento o concetto vi è…SILENZIO. Allora i pensieri si arrestano ed il silenzio sopraggiunge da sé. Il pensatore è totalmente distrutto.
“Aldilà dell’aldilà di ciò che esiste o non esiste, aldilà di ciò che appare o non appare: SEI TOTALEMENTE LIBERO”… anzi al di qua, anche PRIMA della LIBERTÀ…. POI… TOGLI IL “PRIMA”.
FELICITÀ SUPREMA INCOMUNICABILE, INCONDIZIONATA, ETERNA.
Ecco la felicità totale, la beatitudine, risultato del “vivere l’Indicibile”- in realtà non definibile – di cui parlavano S. Francesco e Ma Ananda Moy: essere completi in sé stessi, implica non desiderare più nulla. Il bene ed il male appaiono come ombre indissolubili.
Se realizzi, senza ombra di dubbio, che ciò che appare come solido e duraturo nel tempo(corpo, mondo) è invece solo un’apparenza che può svanire da un momento all’altro, non manca più nulla, qualunque cosa accada a questo apparire.
Non siamo mai stati “concepiti”, non vi è mai stato un inizio: ciò che ci hanno detto che è stato concepito, è il gioco di un ologramma, come l’acqua nel miraggio del deserto che svanisce al momento in cui ci avviciniamo abbastanza.
Niels Bohr, fisico moderno ci conferma con le ben note frasi:
“Il mondo confuso, nebuloso degli atomi può concretizzarsi materialmente solo se c’è osservazione. In assenza di un’osservazione, l’atomo è un fantasma!”
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Da alcune frasi tratte dal libretto di Upekkha :”Dire “io” è tarparsi le ali”(Promolibri):
-Come si vede, così si è.
-Attraverso i sensi mi autocreo, mi autoilludo.
-Se si presentano forme, sono subito viste come costruzioni.
-Poggiando su qualunque riferimento si perde quota.
-Le cose sono gli occhi che fumano.
-Il saggio non crea insiemi.
-Il cervello crea insiemi, carri per avere basi, punti di riferimento su cui costruire ancora, che cosa? Carovane di carri.
-La mente denomina, crea cose di fantasia. Via il nome, via la cosa.
-Sciogliere la realtà sensoriale comunemente accettata, la realtà consensuale.
– La condizione percettiva umana è trance profonda, pura astrazione.
-Accettare la nascita è mettersi in un vicolo cieco, accettare un’erronea identità.
-Mondo: costruzione dei propri convincimenti.
-Dirimi l’allucinazione “io sono”, e sei a posto.
-Le cose non ci sono, ci sono pensieri sulle cose.
-Proietto all’esterno una vita di relazioni che corrisponde alle relazioni tra i miei componenti interni.
-Tutto ciò che si deve fare è liberarsi dai convincimenti dello stato di veglia.
-Non siamo un corpo: vediamo un corpo…una semplice proiezione della mente.
-Consapevolezza è consapevolezza di non esserci, di non essere mai stati.
-Essere svegli al fatto che tutto il percettibile è sogno.
-Sogno è appunto ignorare che si sta sognando.
-Entrare nello specchio: trapassare le immagini, vedere le proprie immaginazioni.
-Anche il dolore è una montatura: ce lo creiamo da noi.
-Non esiste un “io” e un ”altro”: siamo la stessa cosa. Non esistono percezioni interne e oggetti percepiti esterni: sono la stessa cosa.
-È il ribaltamento della visione, il veleno della strega, che fa vedere differenze e distinzioni: altri, mondo, figli, cibo…
-Se cominci a fare il vuoto, irrompe il pieno.