La Vita ed il pensiero
di Isabella di Soragna
(nato l’ 8 gennaio 1931 – morto il 19 febbraio 2009)
Stephen (o Steve) Jourdain era francese, di madre americana. Figlio unico in una famiglia di artisti, di tradizione repubblicana di sinistra ed atea, ebbe un’infanzia serena. A vederlo, all’epoca ormai più che sessantenne, sembrava un ragazzo allegro che fumava una sigaretta dopo l’altra e beveva caffè con crema. Fin da piccolo ebbe frequenti ed inattesi ’’ momenti di rottura ’’con la percezione abituale della realtà e con gioie intense. Egli li definiva stati passeggeri con cui ‘‘giocava’’ come altri giocano a guardia e ladri, che niente hanno a che fare con il risveglio improvviso che lo colpi’ durante l’adolescenza.
A 16 anni mentre rifletteva intensamente sul “cogito ergo sum’’ cartesiano, non intellettualmente, ma come cercando di sfondare il pensiero stesso(“divenni soggetto di me stesso… tentavo di afferrare la formula con la vita stessa ’’) per piu’ di un’ora, stanco e sfinito si trovò in uno stato di grande chiarezza ove” il pensiero era assente”. Era passato al di là dello specchio e si ritrovava “vegliando di una veglia infinita in seno a me stesso.”
Realizzò istantaneamente che in lui stava la sorgente impersonale che “generava la mente ed il corpo”. Si accorse che era solo in seguito che avveniva l’inquinamento, la copia della realtà, divisa in esteriore ed interiore: li’ cominciava l’allucinazione. Se invece si rimaneva nell’assale della ruota spazio-temporale, tutto succedeva come in un film, dalla preistoria all’avvenire. Si poteva vedere sperimentalmente che si era contemporanei di tutti gli istanti della vita. “Sono situato in uno spazio “prima” di qualunque pensiero. Ho toccato il fondo d’ogni cosa e di me stesso”. Non ricorda forse Sri Nisargadatta Maharaj?
Non frequentò studi superiori e lavorò poi a Montparnasse, a Parigi come agente immobiliare. Scherzava sul fatto che a volte era difficile combinare un simile non-stato con un’università o lavoro dove si doveva emergere o combattere. Era facile sì, fare la corte alle ragazze, o giocare a golf, essere anche un ottimo pianista jazz, ma la rottura che faceva del mondo ordinario una finzione, era totale, quindi non poteva investirsi più di tanto e solo per sopravvivere con la sua famiglia. Infatti, dopo essersi sposato, visse in Corsica, ebbe quattro figli con i quali mantenne un bellissimo rapporto. Si separò dalla moglie e visse poi nell’Ardèche, presso Clermont Ferrand nel cuore della Francia. Fumava sempre molto, guardava la TV e amava passar l’aspirapolvere in casa con zelo, perché “è nelle cose raso terra che si trova l’infinito”. Quando abitava in Corsica ospitava qualche turista interessato ai suoi argomenti, offrendo “bed and breakfast”. Cominciò a farsi conoscere attraverso i suoi scritti.
“Il risveglio è pienezza dell’uomo, non è una realtà a parte”. E’ un sentirsi vivi come mai, si ama la vita più di prima, non si ha paura della morte che egli definisce un pensiero come un altro.
“Prima del vero risveglio mi chiudevo in un’identità, quella di un soggetto interno che sta pensando a questo o a quello. Dopo il risveglio, il sogno si è dissolto ed ho scoperto che quello che ero non poteva mai ridursi ad un’entità qualsiasi.” “Conobbi stati di coscienza infiniti, avrei potuto credermi illuminato: la spada non aveva ancora tagliato tutto, cioè si sente che io sono, ma senza provare simultaneamente “non sono”. E’ la fine di un esilio. C’è una collisione dell’io con se stesso che provoca una scintilla di mutazione. Una persona senza tratti né contorni.“ Insisteva poi sul fatto che il risveglio avviene in persone psicologicamente sane, che “sognano già bene”(come avvenne per Ramana Maharshi a 16 anni). Allora è possibile “sfondare il tetto fragile che le copre.”
“La realtà si trova in seno al sogno. Se il sogno è corrotto non c’è possibilità di farlo esplodere.” “Il problema centrale dell’allucinazione è il credere assolutamente in me che sto producendo un pensiero od un’azione. Il mio dovere più importante è non prendere per vero tutto quanto succede in questo preciso momento.” “La morte è puro pensiero…gli organi, il corpo? Delle conoscenze, dei concetti. Bisogna cancellare tutto, il mio cuore, la pallottola che mi uccide, la mia morte, l’universo, costantemente sradicarli e così la lavagna stessa deve essere abolita.” “La falsificazione o identificazione sta nel credere che il mio “io ultimo” si consideri qualcosa che non è.” E allora Carlo Magno, il dinosauro…? “Sono sogni! Ad ogni istante quello che nominiamo come esterno alla coscienza e che ci appare così reale, autonomo, attraverso la finestra della coscienza, tutto ciò è allucinazione, immaginazione. Stai dormendo e la coscienza subdolamente crea una realtà separata da te. Dire che Parigi, il passato e l’avvenire siano cose estranee a te è come il pazzo che parla con un interlocutore immaginario. “ “L’universo si svolge all’interno del primo pensiero di un soggetto pensante, comincia da un pensiero di mondo e di tempo: quando si produce lo “scatto” la bolla di sapone si rompe.
Alcuni suoi libri non ancora tradotti in italiano: Première Personne(Les deux océans) L’irrivérence de l’éveil (Editions du Relié) Une promptitude céleste ( “ ) Cahiers d’éveil I –II ( “ ) e vari altri Da “L’AUTRE RIVAGE”(L’altra riva”): “Se una sola volta, una sola piccola volta, noi degnassimo costatare che il pensare significa, anche di sfuggita, VISUALIZZARE; che l’esperienza interiore è invariabilmente – benché discretamente – tessuta di ELEMENTI VISUALI che compongono ciò che si può ben chiamare un’IMMAGINE; che la mia mente è infine qualcosa di simile al CINEMA; UN’IMMAGINE MENTALE DI UNA ASPETTATIVA ANIMATA che contiene i piccoli riquadri della funzione immaginativa ufficiale. Ebbene, se un tale lampo d’intelligenza ci venisse, che cosa succederebbe? Istantaneamente LA PROIEZIONE CESSEREBBE. Con tutte le conseguenze che rischia di trascinare con sé inevitabilmente per un uomo: la sparizione dell’unico punto di vista dal quale egli abbia da sempre percepito qualsiasi cosa…”
Da “UNE PROMPTITUDE CELESTE” –( “Una prontezza celeste)”:
“In questo momento, sentite esistere, nel mondo esterno, qualche persona importante per voi. Non vi può sfiorare l’idea che queste presenze siano produzioni del vostro spirito e non l’autentico X, l’autentico Y, l’autentico Z…poiché esse sembrano situarsi fuori dalla vostra mente, nel mondo esterno, nel mondo della casa di fronte. Per quanto inaccettabile possa essere, esse non sono altro che marionette che la persona interna(…) agita all’interno di sé stessa, senza rendersi conto, senza dubitare che di fronte vi è solo la propria vita e la propria presenza! È necessario che la natura illusoria di questa compagnia sia vista.
Che la persona interiore(…) consideri dunque Y laggiù, nel suo quartiere, lo giri, lo rigiri e lo giri ancora cercando la presenza di(…). Ad un dato momento, forse, vi sarà un clic improvviso, sarà confrontato con la fiaba, essa avrà l’esperienza della natura illusoria di Y; allora, come poc’anzi, il miraggio, smascherato in un suo aspetto, si dissiperà rapidamente in questo e in quello, con il medesimo risultato: (…) si sveglierà alla sua solitudine – a se stesso.
“Il mondo è un oceano di concettualizzazioni, alle quali diamo un’esistenza oggettiva. E qual è la vera natura della concettualizzazione? Che non esiste! N.U.L.L.A. Ci sono esempi molto semplici. Ecco: ho sessantasette anni, la scadenza fatale si avvicina, sto per crepare! (il fatto è che me ne frego totalmente: va bene, anche se qualcun altro non se ne infischierebbe). E poi se mi rivolgo al passato, ci sono tutti gli insuccessi (ne ho avuti proprio tanti), tutte le tragedie, tutti gli esseri che ho amato appassionatamente e che sono morti! Non proprio sopportabile questo. Terrificante! Ho perso mia figlia maggiore da poco più di un anno. Difficile, molto difficile. Di fatto, tutto questo, che può essere evocato, come iscritto in modo negativo nel nostro campo di coscienza, tutto ciò che s’ iscrive in termini di esteriorità, tutto ciò che è ostile, tutto quello che è irrimediabilmente nemico e che ci appare marcato col sigillo della realtà oggettiva, tutto questo…un’illusione, un niente, nulla, assolutamente nulla. SONO ASSOLUTAMENTE SOLO!
….”nell’istante in cui questa effusione d’irrealtà si macchia del minimo sospetto di realtà, è la fine. Ho il diritto di sentirmi impegnato in questa o quella situazione – è mio diritto assoluto – ma questo diritto ha dei limiti o dei doveri. Il mio dovere imperativo è, ad ogni istante, quello di misurare l’irrealtà fondamentale di questa situazione interiore nella quale sono impegnato e a cui partecipo. Tutto questo non esiste. Quindi la ricerca del risveglio non esiste. Solo…un niente; un niente adorabile, da cherubino. Osservo questo niente e mi sembra di vedere il viso di un bambino piccolo, adorabile. Ma se ne faccio qualcosa, commetto un errore di approccio a questo niente: sono fregato e non contemplo più un adorabile bambinello, ma un laido vecchio.”
“L’unica prospettiva dalla quale si possa considerare l’Ultimo(Assoluto) è di esserlo. Il pensiero dell’Ultimo non esiste: la parola sull’Ultimo non esiste; il desiderio, la ricerca dell’Ultimo non esistono. L’Ultimo – oggetto non esiste: questo è il tratto fondamentale dell’Ultimo – l’Ultimo stesso. Ecco perché evocare l’Ultimo rendendolo un oggetto ed in particolare l’evocazione più pura, che lo mantiene in modo completo in questo oggetto – risuona per l’Ultimo, come un segnale di allarme e lo getta nella sua natura propria.
“Cos’è la coscienza? – s ’interrogò. Quel giorno la fortuna era con lui ed un’evidenza piombò su di lui: che cosa sarebbe restato di lui e della grande domanda, se non fosse stato cosciente di se stesso mentre la poneva?”
“La persona interiore non è sotto lo sguardo di nessun’altra coscienza. Non perché un muro impedisca per sempre alla visione degli altri di pervenire fino ad essa, ma perché la realtà è fatta in tal modo che il luogo ove si trova non è abitato.”
Nel mio articolo “Similitudini di vedute tra fisici e mistici” vi è un brano con altri accenni alla visione di S. Jourdain
Giacomo Leopardi:
“Pare un assurdo, pure è esattamente vero che tutto il reale essendo nulla, non v’è altro di sostanza al mondo che le illusioni.”
Niels Bohr (fisico moderno) :
“Prima della coscienza esiste un mondo reale.”
Nazir (poeta sufi, nato ad Agra nel XVIII secolo) :
Uno spettacolo magico
Che meraviglioso mercato è questo mondo,
Ma che merci strane offre!
Ecco in forno il grano arrostito,
Ricchi piatti saporiti esposti in abbondanza.
Ma quando osservo di nuovo con gli occhi del discernimento,
Non vedo mercato, né banchi, né fuoco:
Vedo solo onde e spruzzi
Odo solo echi e mormorii:
Questo mondo è solo un magico spettacolo:
Non guarderò più oltre.
Alcuni comprano corone e ridono,
Altri lottano per veder uno spettacolo!
Alcuni vestiti con vesti colorate,
Altri camminano in stracci:
Alcuni si chiamano padri e figli,
Altri fratelli e nipoti:
Ma quando osservo di nuovo con gli occhi del discernimento,
Vedo che in realtà non vi sono relazioni in questo mondo.
Vedo solo onde e spruzzi
Odo solo echi e mormorii:
Questo mondo è solo un magico spettacolo:
Non guarderò più oltre.
Ecco medici e astrologhi,
Preti eruditi e ciarlatani:
Alcuni abili e saggi, altri pazzi ed in estasi.
Alcuni usano talismani e fanno predizioni,
Altri ripetono formule.
Ma quando osservo di nuovo con gli occhi del discernimento
Vedo che tutto è inganno e ipocrisia:
Vedo solo onde e spruzzi
Odo solo echi e mormorii:
Questo mondo è solo un magico spettacolo:
Non guarderò più oltre.
Alcuni hanno brillanti sui cappelli
Altri turbanti di seta:
Altri invece vanno ignudi, senza camicia o veste.
Una indossa uno scialle ricamato,
Un’altra un mantello tessuto in casa:
Ognuno esalta la sua moda personale.
Ma quando osservo di nuovo con gli occhi del discernimento
Non vedo né turbante, né vesti, né scialle ricamato:
Vedo solo onde e spruzzi
Odo solo echi e mormorii:
Questo mondo è solo un magico spettacolo:
Non guarderò più oltre.
Che colore potrò lodare, che forma ammirare?
Il mercato dura un pomeriggio:
Eppure molti trovano piacere in quello.
Questa visione, questo svago lo osservo,
Pure non so descriverlo né spiegarlo:
Quindi meglio rimaner silenziosi,
Indifferenti e neutrali:
Poiché quando guardo con gli occhi del discernimento,
Non vedo né forma né colore,
Né mercato né merci.
Vedo solo onde e spruzzi
Odo solo echi e mormorii:
Questo mondo è solo un magico spettacolo:
Non guarderò più oltre.
*
Oh! amico, rinuncia alle ambizioni
E il vagabondare di luogo in luogo.
Ricorda,
Ogni giorno la Morte, il giustiziere
Ruba le merci ai mercanti.
I tuoi giovenchi e cammelli,
I tuoi servitori con i carichi sul capo
Tutto va lasciato,
Quando il viaggiatore piega la sua tenda e parte.
Oggi sei un ricco mercante
Commerci e trai profitto dai vari beni.
Uno più grande di te, un altro ancor più grande ti rimpiazzerà.
I tuoi frutti sugosi, le spezie e le noci,
L’uva, lo zafferano ed il garofano
Tutto andrà lasciato
Quando il viaggiatore piega la sua tenda e parte.
Mentre fai commercio dei tuoi beni, ricorda questo:
Né moglie, né figlio
Amico o nipote ti piangerà a lungo.
Per quale motivo ti carichi
Di un così grande fardello?
Tutto andrà lasciato
Quando il viaggiatore piega la sua tenda e parte.
In verità questi beni non sono tuoi.
Quando il corpo giace inerte
Gli ornamenti ed i vasi di gioielli
Non ti renderanno la vita:
Non fidarti del tuo scudo per proteggerti,
Non vantarti della tua spada:
Quando la Morte colpisce, non avrai il tempo
Di cogliere nemmeno una foglia:
Tutto andrà lasciato
Quando il viaggiatore piega la sua tenda e parte.
8888888