(chi, o che cosa è nato?)
Volgiamo uno sguardo che non colga solo il particolare, o il generale alternativamente, ma a qualcosa che abbracci l’intera connessione al gioco di risonanze di ciò che ci appare (senso di essere, corpo, mente, mondo). Omettendo lo spazio-tempo che si è rivelato apparente, relativo e una còlla utile solo a mantenere la sostanza del sogno diurno – ci avventuriamo involontariamente nel regno del senza-origine, senza cedere alla tentazione (inveterata) di trovare il minimo appiglio(mentale). In questo modo cadiamo spontaneamente in “QUELLO” che siamo da sempre, senza appellativi limitanti e divisioni tra soggetto e oggetto. Il percepito e il percipiente si dissolvono nell’unità sempre presente ma inosservata.
Jnana (conoscenza) e bhakti(devozione) si annullano l’uno nell’altro.