di Isabella di Soragna
L’advaita, insegnamento di tradizione indiana o dottrina della non-dualità, porta alla comprensione immediata della realtà intrinseca di sé e del mondo, come non separati, o meglio come non-esistenti in sé. Il risveglio o illuminazione è l’assoluta certezza che quello che siamo veramente è prima di qualunque concetto, prima di affermare “io esisto”: tutti i concetti si dissolvono nell’inconcepibile “non so che non so”, salvo per necessità di comunicazione al momento opportuno e per la sopravvivenza. Un aborigeno australiano, un eschimese Inuit o uno sciamano dell’Amazzonia, non cerca il nirvana e così noi nel sonno profondo, non ci preoccupiamo di illuminazione o di risveglio, perché in quei momenti “siamo riuniti con noi stessi” e non ci sono “altri”. Il problema dunque è tangibile solo durante le poche ore di veglia in cui un corpo e un mondo apparentemente esterno ci appaiono contemporaneamente.
Nell’apparente spazio-tempo, l’eterna domanda inizia fin dall’infanzia, al momento in cui il bambino comincia a ‘’imparare i nomi delle cose’’, creando la divisione concettuale di sé e del mondo. In seguito essa viene soppressa – ma mai dimenticata, perché la sofferenza e la morte continuano a renderla attuale – o deviata in un credo religioso che, simile ad un genitore, consola o promette castighi, o più recentemente canalizzata nella selva di scuole orientali deformate dall’esoterismo new age, con i suoi guru e pseudo-guru. Il mondo è bello perché è vario. Certamente. Si tratta solo di vedere se questa varietà è veramente divisa in infinite forme o solo un arcobaleno di un’unica luce, come affermano anche i fisici quantici.
Questi maestri spirituali che hanno letto molte tesi advaita, proclamano verità come: “l’ego non esiste” e “il mondo è un’illusione”, un miraggio provocato dai sensi quanto il mondo onirico e degli allucinogeni. Quanti sono quelli che affermando o ascoltando queste frasi, ne sono visceralmente convinti e agiscono di conseguenza? O sono piuttosto ancora altri concetti di “non-esistenza” che si aggiungono o si sostituiscono a quelli di provata individualità e separazione?
Facile a dirsi, le belle frasi suonano invitanti, sono anche verificabili scientificamente ora, ma perché scatti la molla profonda della certezza inequivocabile, non è così evidente come sembra. I nostri credi, i nostri condizionamenti sono cemento armato.
Il mondo occidentale, scisso dalla cultura giudeo-cristiana, ma anche quello delle grandi religioni istituzionali in genere, l’islam e l’induismo, è un mondo incrinato, che rappresenta il nostro emisfero sinistro, razionale e logico. Non è un giudizio né una critica, solo una constatazione. Il bene ed il male, il diavolo e l’angelo, il merito ed il peccato sono nella memoria collettiva o nei geni dei popoli cosiddetti “civili”.
Ora se arriva un personaggio che riunisce qualche curioso o disperato e dice, seduto su un umile seggiola:”Tutto è un concetto”, voi “siete la Realtà ultima” “il mondo è un’illusione” (rimane però sempre la certezza di un io anche se non-esistente!) gli ascoltatori non possono – a meno di un improbabile miracolo – perdere in un attimo… continua la lettura su riflessioni.it