di Isabella di Soragna
edito da Jerry Katz su nonduality.com – dicembre 2005
Il canto di Nisargadatta Maharaj dell’al di là dell’Io sono
Una delle domande poste a Nisargadatta Maharaj era la seguente: – Lei mi ha detto che posso considerarmi sotto tre aspetti: personale (Vyakti), il sopra-personale, (Vyakta) e l’impersonale (Avyakta). L’Avyakta è l’universale e realmente puro “Io”; il Vyakta è il riflesso nella coscienza come “Io sono”; il Vyakti è la totalità dei processi fisici e vitali. Negli stretti confini del momento presente, il sopra-personale è cosciente della persona nello spazio-tempo; non solo di una persona, ma della lunga serie di persone legate dal filo del karma. Essenzialmente è il testimone ed anche il residuo delle esperienze accumulate, la sede della memoria, il nesso che collega. E’ il carattere dell’uomo che la vita costruisce e a cui dà forma di nascita in nascita. L’universale è oltre il nome e la forma, oltre la coscienza e il carattere, essere puro e non consapevole di se stesso.-
A queste parole Nisargadatta rispondeva che era così solo a livello mentale, ma che aldilà del livello mentale non una sola parola era valida.
Mentre leggi i passi che seguono, potrai sentire una leggera spinta verso l’impersonale e universale. Lo saprai che è così, quando le parole davanti a te spariranno.
Selezioni da “Io sono Quello” di Nisargadatta Maharaj
…tu non sei questo, non c’è niente di te in questo, eccetto il puntino di “Io sono”…”Io sono questo, io sono quello” è il sogno, mentre l’Io sono puro ha il marchio della realtà su di esso. Hai assaporato tante cose …tutte si sono azzerate. Solo il senso dell’”Io sono” ha continuato invariato. Rimani con ciò che è immutabile tra le cose mutevoli, finché sarai capace di andar oltre.
Quando “l’Io sono me stesso” se ne va, arriva “l’Io sono tutto”. Quando “l’Io sono tutto” se ne va, arriva “l’Io sono”. Allorché anche “l’Io sono” se ne va, solo la Realtà resta.
Quando sai quello che non sei, conosci il tuo Sé. La via di ritorno al tuo Sé è negazione e rifiuto. Una sola cosa è certa: il reale non è immaginario, non è un prodotto della mente. Anche il senso dell’Io sono è intermittente, benché sia un’utile indicazione; mostra dove cercare, ma non che cosa cercare. Dai solo una buona occhiata ad esso. Una volta convinto che non puoi affermare nulla di certo tranne l’Io sono, e che tutto quello che puoi indicare non è il tuo Sé, il bisogno dell’ “Io sono” è finito, non sarai più dedito a verbalizzare. Devi solo liberarti dalla tendenza a definirti. Tutte le definizioni si riferiscono al tuo corpo ed alle sue espressioni. Una volta che quest’ossessione del corpo se ne è andata, ritornerai spontaneamente e senza sforzo al tuo stato naturale… Lo scopriamo se siamo seri, cercando, investigando, ponendoci domande giorno dopo giorno, ora dopo ora, dedicando la propria vita a questa scoperta.
La coscienza o mente universale, in cui appare la coscienza, è chiamata l’etere della coscienza. L’universo è formato da oggetti di coscienza. Ciò che è oltre e che sostiene entrambi, è lo stato supremo, di totale silenzio e quiete. Chiunque si rechi li, sparisce. E’ irraggiungibile dalle parole o dalla mente. Puoi chiamarlo Dio, Parabrahman o Suprema Realtà, ma sono solo nomi… continua la lettura su riflessioni.it