di Isabella di Soragna
La Realtà è pura Mente Non-dualista, che contiene potenzialmente concetti, i quali tuttavia mai possono essere compresi dagli stessi. Poiché è libera da qualunque concetto, può essere solo “parzialmente descritta” in modo analogico o negativo. Può solo essere sperimentata, quando “le porte della percezione sono state pulite” da ogni possibile fabbrica intellettuale.
Parlando della Realtà come coscienza non-dualista, molti di noi la mettono in relazione con la soggettività, ovvero sentiamo (crediamo) che la coscienza non appartiene agli “oggetti”, come questa pagina, ma piuttosto a me stesso come soggetto che si presuppone “conscio di” questa pagina. Questo è in essenza “dualistico”, ma poiché la coscienza è la Realtà e la Realtà non è dualistica, sarebbe più accurato vedere la coscienza non come soggetto relativo che si confronta con oggetti, ma come Assoluta Soggettività, cioè al di là del dualismo soggetto e oggetto.
Quello che chiamiamo Dio, questa profondità, è l’Assoluta Soggettività o Testimone all’interno di ognuno di noi, non identificato né come soggetto né come oggetto, ma che include paradossalmente entrambi. Ramana Maharshi lo definiva così:
“Poiché il Sé non può essere oggettivato – non essendo conoscibile da nessun altro – e poiché il Sé è l’Osservatore di ogni altra cosa, la relazione soggetto-oggetto e l’apparente soggettività del Sé esiste solo sul piano della relatività e svanisce nell’Assoluto. In verità esiste solo il Sé che non è né l’osservatore né l’osservato e non è coinvolto con nessuno di essi.”
Se ora qualcosa in me può osservare il mio sé soggettivo e che esiste in me, adesso, la consapevolezza di un “sé” che legge questa pagina, ciò mi dimostra chiaramente che… continua la lettura su riflessioni.it