Per ritornare al reale, sempre presente, ma offuscato, è necessario liberarsi dall’identificazione con il corpo fisico e dalle sensazioni del corpo sottile e mentale che interpreta le vibrazioni e sensazioni di:
SOGNO – VEGLIA derivati dal corpo causale (= causa della nascita) e che rappresenta l’ignoranza-oblio del corpo supra-causale: il puro ‘Io-sono’. Anche quello poi si rivelerà un oggetto di conoscenza, quindi falso. Ecco il volo libero e… senza nemmeno le ali!, una sottile sensazione di spazio che poi svanisce nel ’non-so-che-non-so’.
La mente, legata al corpo fisico della veglia, si appesantisce e fa credere all’esistenza reale del mondo. Questo dà origine alla PAURA, poiché ci si identifica a qualcosa di ‘estraneo’.
La mente crea il mondo, ma purificata distrugge il mondo, ossia ne vede con certezza e ne vive l’apparenza e si convince che non è la realtà.
Tutti i vari ‘corpi’ si interpenetrano a vicenda, ma si resta nel ‘falso’.
Il Sé è a monte di qualunque esperienza, o concetto, anche il più sottile. Siamo…il Sé, si tratta di riscoprirlo eliminando le false credenze assimilate.
Per questo è necessario comprendere e assorbire le parole del sat-guru Siddharameshwar, ( – maestro di Nisargadatta Maharaj e di Ranjit Maharaj – che lo ha vissuto dopo mesi di silenzio e solitudine).
Nella raccolta di dialoghi di Amrut Laya (‘Embrasser l’immortalité- edito in Francia) egli descrive i vari corpi di cui siamo composti:
-
Il corpo fisico (grossolano) o stato di veglia che NON siete e che solo osservate.
-
Il corpo sottile o di sogno-che contiene la coscienza individuale, la mente, intelletto e i sensi che NON sono voi.
-
Il corpo causale che appare come nulla, vuoto e sonno profondo.
Per svegliarsi da questo stato di sonno e oscurità, si deve accendere la lampada della conoscenza.
Il corpo supra-causale è il Sé, sotto forma di divina conoscenza.
È il Sé, puro, immobile che dà forma agli altri tre corpi.
La mente provoca sia l’alienazione che la liberazione.
Il Sé supremo si trova oltre la conoscenza e non-conoscenza: ogni affermazione ’Io sono il Sé, la conoscenza … ecc.’ è l‘ego, sottile certo, ma che dev’essere abbandonato. Tutte le affermazioni ’Sono il tale, sono illuminato, sono il Sé’, sono illusioni! Il Sé superiore è oltre la conoscenza e l’ignoranza. (Lo ‘siamo , ma non lo sappiamo’). L’essere realizzato non avendo concetti o pensieri, non può essere posseduto dal dèmone del dubbio.
Il Sé è oltre lo spazio-tempo e quindi non è possibile percepirlo. All’origine della creazione sono apparse tre cose: spazio-tempo e materia. Quando l’avete percepito? In realtà non è accaduto nulla, poiché non vi è mai stato… nulla!
Nel sonno profondo non vi è coscienza di un ‘io’ e quindi nessuna sofferenza, nessuna separazione come nel Sé. Siete tanto più infelici quando siete coscienti del mondo, di quando non lo siete affatto!
I cinque elementi e i tre stati si manifestano quando il Sé è dimenticato.
All’eccezione del Sé ultimo , tutto ha un nome e ciò che ha un nome è transitorio, quindi falso. La realtà è lo stato naturale dell’uomo, mentre il mondo dei nomi e delle forme è irreale.
Non vi è rinascita in un altro corpo per colui che capisce che il mondo è solo la propria creazione. Chi ha realizzato che egli è differente dai quattro corpi, è il supremo e totalmente libero!
La mente è un aggregato di desideri dovuti alla memoria di oggetti conosciuti, che crea l’ossessione di sperimentarli di nuovo. Osservando e analizzando questo mondo in voi, con attenzione, concluderete che è solo polvere! –
(traduco qui qualche sua frase dal testo francese: ’Lultime accomplissement’ – testi tradotti dal marathi-)
Cap 5 – La mente deve voltarsi indietro.-
Esiste qualcosa che la mente non crea? Fa apparire ciò che non esiste, lo crea. Tale è il potere della mente. È lei che ha immaginato il mondo ed è lei ancora che ha immaginato ‘Io sono Brahman’. Se la mente decide che il Sé, che è Uno e indivisibile, è qualcosa di particolare e limitato, il Sé diventa quello. Tutta l’attività di questo mondo è generata da simili concetti limitati e fermamente stabiliti dalla mente. Il falso è immaginato e proiettato sul vero Sé ed è il ‘reale’ che in questo processo diventa ‘falso’!
Ecco un esempio che chiarisce l’attività fallace della mente. Quando il muratore lavora le pietre e l’argilla e le dispone in un certo modo, il risultato di questa costruzione è chiamata ‘casa’. In seguito in questa, la mente immaginerà delle divisioni supplementari. Ecco che appariranno l’entrata, la sala da pranzo, il tempio e le stanze da bagno… Il tempio e le stanze da bagno sono entrambi fatte di mattoni e di malta, ma la loro diversa disposizione dà loro un nome diverso. Queste cose immaginarie sono state sovrapposte al Sé che appare quindi diviso in una moltitudine di oggetti. Questo è solo un esempio per dimostrare che il Sé è utilizzato in numerosi modi diversi dalla mente.
Prendiamo ancora l’esempio della corda e del serpente. La corda è reale, ma la mente immagina e si persuade che è un serpente ed è presa da panico. Non c’è bisogno che il serpente sia reale affinché la mente sia presa da spavento! Al contrario se si dà a questa persona un cuscino confortevole e che, per caso, un serpente abbia potuto nascondersi sotto a sua insaputa, essa dormirà… ‘sulle sue due orecchie’!
Un altro esempio: in una famiglia una donna ha numerosi nomi, a seconda dei legami con gli altri membri della famiglia. Alcuni chiameranno questa forma, fatta di carne e di sangue, ‘madre’, altri mia figlia, mia zia, per un altro ancora sarà ‘mia moglie’. Si dà a quanto non esiste, numerosi titoli, e l’utilizzazione di quei nomi, stabilisce le relazioni. L’atteggiamento di questa donna sarà diverso a seconda di quei legami immaginari. Tutto è prodotto dall’immaginazione che ci sommerge senza che ce ne accorgiamo, poiché abbiamo ignorato la nostra vera natura, al di là della forma.
Il mondo è coperto di forme e di nomi, ma se cerchiamo di sapere quello che c’è all’interno, le forme e i nomi spariscono per lasciar apparire l’ ‘esperienza’ della pura esistenza e pura conoscenza. Puntate il dito su questa ‘cosa’: se esaminate quello che c’è sotto il vostro dito, finirete per capire che qualunque sia il nome che avete dato a quella cosa, essa non è quello. Questa comprensione è l’esperienza del ‘puro essere’ e del ‘puro conoscere’.
Quando la conoscenza appare sul ‘non-pensiero’, il Sé che ne assume la forma, diventa il testimone, il ’conoscere’ e il conosciuto (=il ‘tutto’): né il Sé supremo , né il Sé della conoscenza, possono essere conosciuti dai cinque sensi (vista, ecc.) : sono al di là della portata dei sensi. Quando la conoscenza penetra gli occhi, il Sé diventa colui che vede, quando penetra le orecchie diventa colui che ascolta, ecc. L’Uno agisce e gioisce: quando però l’individuo in seguito appare, si arroga la paternità dell’azione e del piacere: ’io faccio’, ‘io amo’ ecc. Malgrado tutto il Sé supremo, apparso come ‘io-sono’, è più aperto e grande del ‘tutto’ percepibile, il conosciuto. Dalla perfezione e contentezza del Sé, appaiono sia il conoscitore che il conosciuto (testimone e ‘io sono’). Allora tutta questa profusione di creazioni, distruzioni, agitazioni e sofferenze del mondo, non possono esistere tranne che con il potere e l’autorità della conoscenza.
Quanto si deve lavorare duro per dei risultati inferiori, al fine di ottenere un piacere effimero. Tukaram ha detto:- La felicità che si ottiene lavorando duramente in questo mondo è come un piccolo seme di avena, mentre le sofferenze subite sono grandi come una montagna!-
Swami Ramdas nel suo Dasbodh ha detto:- Benché sia facile raggiungere l’ Ultimo, la mente lo ha reso difficile. Perché non cercate questa essenza che si trova anche in compagnia (satsang)?-
Invece di cercare l’ultima perfetta felicità ai piedi di un saggio, l’uomo si getta a capofitto in nuove invenzioni di cose che aumentano solo l’inganno dell’illusione. Perde di vista la sua vera essenza, nella ricerca di una felicità a lui lontana: ecco perché la ricerca della sua vera essenza reale, così facile, diventa inaccessibile.
Chi è il vero figlio del ’maestro’? Colui che ha compreso che l’illusione non esiste. Poco importa quanto durerà la lotta con l’orso chiamato ’illusione’, il fatto è che essa è totalmente irreale. Ma… l’illusione non lascia facilmente la vittoria al ricercatore.
I concetti ’io e tu’ sono illusori quanto il concetto di discepolo e anche l’affermazione ‘io sono il testimone’ (di che cosa?) è pure un’illusione che fa di voi un ’ricercatore’ che debba ‘fare qualcosa.’ Essa è abile nell’assaltarvi con dure corna, anche se tentate di girarle intorno. Il solo modo di annientare l’illusione è di non ‘fare nulla del tutto’. Comprendete che non c’è nulla da lasciare, nulla da distruggere. Poiché felicità e sofferenza sono nell’illusione dell’’io-sono’, non vi è nulla da abbandonare o cambiare, sono cose ancora nel dominio dell’illusione, e così le pratiche ecc. Non si deve più considerare l’illusione come vera, si deve solo vedere che l’illusione è solo un sogno evanescente.
Se amate e nutrite questa convinzione che siete la Realtà, essa crescerà in voi. Ecco il tesoro inestimabile del Maestro o del Sé: se ve ne prendete cura, la liberazione avverrà.
Chi continuerà a venerare il maestro, anche dopo la realizzazione, diventerà il Sé, oltre l’immaginabile. Ora la luce del vostro intelletto guiderà la barca al porto sicuro e raccoglierete il frutto della vostra devozione e determinazione. Raggiungerete la vostra realtà, oltre la conoscenza.
Gloria sia a Siddharameshwar Maharaj e a Ranjit Maharaj!