Attraversando il mistero della vita mi accorgo che il confine tra l’esistenza e la morte è sfumato, ciò che non esiste non vuol dire che non c’è, come ciò che esiste non vuol dire che c’è, sembra un’asserzione paradossale, tuttavia la realtà non è che una sovrapposizione di stadi, noi ne viviamo solo una sua parte e crediamo che la nostra visione sia completa, così produciamo deduzioni prevedibili, indubbie, sicure.
Proviamo ad immaginare due punti situati nello spazio – tempo ad una distanza di 800.000 anni luce, l’idea classica che ne abbiamo è l’immensità oceanica che li separa, ma proviamo ad applicare la teoria della relatività, immaginiamo di poter distorcere lo spazio-tempo, di curvarlo, di contrarlo, potremmo ridurre quell’infinita distanza a poche decine di millimetri, ed anche molto meno, sino a cancellarla. Sembra inverosimile, eppure è fisicamente possibile anche se non dagli esseri umani ma da entità fisiche. La prospettiva classica dello spazio ne viene sconvolta.