di Isabella di Soragna
Il paradiso terrestre non è una favola. Il peccato originale è un dato d fatto. Questo è quanto cercherò di spiegarvi. Siamo abituati a considerare queste due affermazioni bibliche sia come un dogma, se siamo credenti, sia come una leggenda che rievoca i tempi felici dell’innocenza e la colpevolezza che deriva dalla disubbidienza all’autorità’. Se percorriamo anche superficialmente i test delle principali religioni e le tradizioni orali d molti popoli primitivi, c’e’ sempre una storia d felicità estrema rotta da qualche avvenimento improvviso che annienta questa pace. Gli aborigeni australiani e gli abitanti del deserto di Kalahari tramandano un’altra storia: il mondo, lo stiamo sognando, o meglio l’universo è solo il sogno di un dio.
A prima vista queste due versioni cosmologiche sembrano differenti: da un lato uno stato di grazia, di beatitudine interrotto da una caduta, da un errore limitante, dall’altra addirittura un’illusione, un sogno che non ci riguarda nemmeno perché sognato da un dio. Cerchiamo di scoprire il nesso tra le due versioni a cui potremmo aggiungere una parentesi tratta dalla mitologia greca (Prometeo). Esaminiamo ora brevemente la storia d’Adamo e d’ Eva dalla creazione alla cacciata dal paradiso.
Dall’indifferenziato totale e silenzioso c’e’ un movimento:un fremito sulle acque (ELOHIM). Dio(coscienza ) – cerca un oggetto(mondo) ossia Dio – la coscienza crea il mondo a sua immagine e somiglianza. Per ultimo crea l’uomo dalla cui costola sinistra forma la donna: questo mostra chiaramente la parte yang, conscia e attiva da cui viene separata (in realtà significa che la matrice e’ la stessa) la parte yin, inconscia e passiva(sinistra). Questi elementi appaiono ancora in stretta connessione con il Creatore e non sentono alcuna separazione. Vi e’ un unico divieto per poter rimanere in questo stato paradisiaco senza tempo. Non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza: la conoscenza del bene e del male, ossia della polarità. Conoscere, sapere, implica dunque divisione, separazione tra creatore e creatura, tra soggetto ed oggetto e perciò sofferenza. Chi è l’agente della tremenda caduta ed allontanamento da Dio? Il Maligno, sotto forma di serpente, simbolo archetipo di forza creativa ma anche di perfidia, di inganno. Cos’e’ dunque il Diavolo? Pochi sanno che e’ semplicemente la mente, il pensiero che definisce, separa e tradisce! Per i greci era Mercurio, dio della comunicazione, il messaggero ma anche il ladro ed il bugiardo per eccellenza. Tien in mano il Caduceo con i due serpenti attorcigliati, simbolo dei due poli riuniti. Pensare, comunicare e’ dunque inganno? Il fatto di chiudere in una forma limitante – che è sempre mentale – anche se appare come solida all’esterno – e’ travisare l’essenza che e’ per sempre incomunicabile, divina. Il divino contiene i due poli e li considera non opposti, ma complementari: una presa di corrente non genera forza elettrica proprio perché ha due poli? Diablico e’ dunque conoscere, separare e vivere, credere in una polarità, anche quella cosiddetta buona! Quando si parla della mente si parla della riflessione, quindi è un riflesso, uno specchio della realtà, non la Realtà che e’ indivisa ed incommensurabile (concetto anche questo poiché della Realtà non si può nemmeno parlare, è inconcepibile). Ecco la prima divisione, ma come dice anche Ken Wilber, l’immagine rispecchiata e l’originale sono un’unica cosa, non sono due. Nell’istante in cui l’uomo si è convinto attraverso la sua parte femminile, inconscia ed istintiva (Eva) che vuol emergere – a ”mangiare il frutto della conoscenza”, la polarità potenziale ancora indivisa diventa ”attuale”. ”Essi allora scoprono la loro nudità”, perdono la loro innocenza e sono perciò esclusi dal paradiso. Il peccato originale è stato commesso. Ogni istante della nostra vita continuiamo a … continua la lettura su riflessioni.it