di Isabella di Soragna
Una psichiatria spirituale: sfida o eresia?
Articoli di Jean Marc Mantel pubblicati dalla rivista “Clin d’oeil” del marzo 2004 e nella rivista psichiatrica “Nervure” del giugno 2004.
Esperienza spirituale e sentimento religioso
Siamo persuasi di vivere in un mondo di causalità, incatenati in cicli senza fine di causa ed effetto. La nascita fisica sarebbe l’inizio del mondo e la morte la sua fine. I saggi ed i mistici ci parlano di un livello diverso di realtà. Se esaminiamo attentamente la nostra esperienza vediamo che tutti abbiamo conosciuto dei momenti di gioia perfetta senza bisogni o richieste. In quei momenti non si pensa né al passato né al futuro. Il tempo ha perso la sua realtà. In quell’assenza di tempo non c’è più né età, né la mia storia, né l’io: sono fatti senza alcun interesse.
Esaminando i nostri atti e comportamenti, vediamo che s’impongono a noi piuttosto che il contrario: non sappiamo che cosa li governa… ma si ha il presentimento che la nascita e la morte non sono l’unica realtà.
La maturazione e le crisi
Le crisi della vita sono dovute all’attaccamento e al distacco. Ogni attaccamento vedrà imporsi presto o tardi una necessità di distacco che avviene in maniera più o meno brutale e dolorosa a seconda degli esseri e del periodo. Come se ogni presa dovesse essere seguita da un abbandono. Si ricordi la storia della scimmia che acchiappa una banana passando la mano attraverso una griglia, ma può riportare indietro la mano solo mollando la banana, perdendo così l’oggetto del desiderio.
Le crisi possono essere vissute come un abbandono della presa doloroso, nelle quali l’oggetto bramato deve essere lasciato andare. Questo viene vissuto come una punizione e una lotta s’installa per tentare di riconquistare ciò che crediamo appartenerci. Solo quando la lotta diventa inutile e ci si rassegna, la pace può installarsi, turbata solo quando il processo ricomincia da capo. Possono essere anche… continua la lettura su riflessioni.it